Siamo alle solite. In Italia
massacriamo tutto perché dobbiamo per forza marchiare politicamente qualsiasi
cosa, sfasciandoli, ridicolizzandola, annichilendola. Prendiamo ad esempio la
protesta dei cosiddetti Forconi: legittima, condivisibile in linea di
principio, si è infranta contro gli scogli delle faziosità, con i soliti
fascisti che si infiltrano dappertutto (a questo punto viene da chiedersi “mandati
da chi?”) e la politicizzazione più bieca di un moto spontaneo che spontaneo
non è più proprio per questo. Che dire del dissenso verso la Kyenge? Se non sei
fascista non puoi dire che osteggi la politica del ministro perché verresti
immediatamente etichettato.
Solo che, nel caso dei Marò, ci
vanno di mezzo due vite umane. Vanno bene gli appelli, vanno bene le
mobilitazioni, le proteste, le manifestazioni, ma come al solito ci sono i
soliti fascisti che mettono il timbro e creano imbarazzo in chi fascista non è.
La mobilitazione popolare per chiedere la liberazione dei marò non può essere
etichettata come iniziativa di destra, men che mai come fascista. Eppure eccoli
là, vuoi per pochezza intellettuale, vuoi per calcolo, stanno prendendo
possesso anche di questa situazione e, sicuramente, ne sbricioleranno l’impatto
marchiandola come fascista. E a pagarne le spese saranno i due militari
italiani.
Luca Craia
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