12 ottobre
Ciao Silvietta,
grazie
per la spesa, per le pulizie, per la cena in forno. Sei un tesoro. La
casa profuma di fresco e pulito ed è andato via quell’odore cattivo di
chiuso e dimenticanza che c’era l’ultima volta che ci sono stato. Ho
aperto le persiane e chiuso le finestre perché stasera c’è un vento teso
e fa anche piuttosto fresco.
Come
ti ho detto al telefono il viaggio è stato massacrante ma ne valeva la
pena. Avevo decisamente bisogno di staccare la spina e sgombrare la
testa, avevi ragione tu. Ora però voglio cullarmi nel dolce far niente e
godermi questa solitudine salata che, per fortuna, mi posso offrire.
Ti
ho fatto mandare dall’avvocato le ultime carte da firmare. Abbi
pazienza, sono davvero le ultime. Fammi il favore di sistemarle
domattina stessa così per la prossima settimana tu e tuo fratello potete
“assumere ufficialmente il comando” .
Saluta Paolo e i bambini per me. Un abbraccio
Babbo
aaaaaaaaaaaaa
Carissimo Matteo,
non
ti scrivo da un po’ ma sono stato fuori e ho volutamente lasciato
computer e telefonini vari a casa. Avevo bisogno di cambiare aria e
distrarmi. Così mi sono fatto il viaggio dei miei sogni: la Route 66,
ricordi? La sognavamo insieme. Avrei tanto voluto averti con me ma
questa la dovevo fare da solo. Ho noleggiato una Harley a Chicago e ci
sono arrivato a Los Angeles senza intoppi. Certo che a settant’anni non
hai la prestanza dei venti, ma pensavo peggio. L’America l’avevo vista
diverse volte come sai, ma mai in moto e tutta d’un fiato così. Un sogno
che si avvera, che ha mitigato un po’ quell’amarezza che, però, credo
ormai non mi lascerà mai più.
Ti
scrivo dalla mia casa al mare, a Porto Potenza Picena. Ci sei venuto
una volta, anni fa. Voglio stare da solo per un po’, riflettere, fare un
po’ d’ordine. L’azienda l’ho passata in toto ai miei figli, io ho già
dato. Da oggi sono ufficialmente in pensione.
Qui
è molto bello, lo ricorderai. Ho il cancelletto che si apre
direttamente sulla spiaggia e la stradina che arriva qui è davvero poco
frequentata in questo periodo. Mi godo la mia beata a pressoché totale
solitudine, almeno spero. Ho bisogno di silenzio, di pace, di sentire i
rumori della natura, tutt’al più del treno, e per questo cercherò di
usare pochissimo il telefono. Ma al computer non rinuncerò, farò di lui
la mia finestra sul mondo, non si dice così? Credo ti scriverò spesso
quindi e se avrai la bontà di leggermi e di rispondermi ogni tanto mi
farà piacere.
E di te che mi dici? Come procede? E Milano? Sempre così tediosa?
Ora ti saluto che Silvietta mi ha lasciato la cena in forno e comincio ad avere appetito. Un caro saluto.
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
13 ottobre
Buongiorno Silvia,
ti ricordo quei documenti. Sono importanti. E ricordalo anche a Federico. L’avvocato Galvani li aspetta entro stasera.
Stanotte ho dormito alla grande, come un sasso. Erano mesi che non dormivo così. Il vento a un certo punto è cessato e si sentiva soltanto lo sciabordio del mare in lontananza. Bello.
Oggi c’è un bel sole ma il mare è molto agitato. Farò una passeggiata in riva al mare. Sì sì mi copro, tranquilla.
Buon lavoro cara.
Babbo
aaaaaaaaaaaaa
Egregio avvocato,
mia figlia Silvia
e mio figlio Federico le spediranno senz’altro la documentazione
relativa alla cessione delle quote societarie entro oggi. La prego di
accelerare al massimo la pratica in modo di averla definita per fine
settimana.
Distinti saluti
Giovanni Antoniacci
aaaaaaaaaaaaa
Ciao Matteo,
leggo
con piacere del tuo nuovo incarico. Ma non ti fermi mai? Ah già, oramai
tu sei lombardo, frenetico e totalmente dedito al lavoro. Io invece no.
Ho lavorato come un mulo per anni, ho creato dal nulla uno delle
fabbriche più importanti delle Marche e ho macinato
chilometri e chilometri per promuoverla. Ora mi fermo. E’ tempo di
riposare. Credo che un uomo a settant’anni può permettersi di uscire dal
gioco e guardare la partita dagli spalti. In realtà io non faccio
neanche quello. Da qui non sento nemmeno il fischio dell’arbitro. In
compenso sento il mare, e sapessi quanto questo rumore mi rilassi, E’
musica.
Stamattina
ho fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia. Ho giurato di non
toccare più la macchina se non per gli acquisti di prima necessità. Ad
occhio e croce devo aver camminato per un paio di chilometri. La sabbia è
umida e compatta e si cammina bene. Il mare oggi è molto mosso e
nell’aria si sente fortissimo l’odore di iodio e salsedine. Spero mi
vaccini per il raffreddore.
Non
c’è veramente nessuno in giro qui, ho camminato per due ore tutto solo,
e ho pensato. Ma questo, caro Matteo, è un pensare diverso, al quale
non ero più abituato da tempo. E’ pensare per pensare e non per
calcolare. A cosa ho pensato, ti chiederai tu. Mah, che dire, a tutto e a
niente. Soprattutto ho pensato a come affronterò questo mio eremo
balneare, quanto durerà questa sensazione di pace per lasciare il posto
alla noia e al senso di solitudine.
Da
quando Anna se n’è andata non sono riuscito a restare solo neanche un
minuto. I miei figli, i miei parenti, gli amici, i collaboratori. Tutti
presi a sostenermi e a farmi superare il trauma. Il viaggio in America
l’ho fatto da solo ma lì dovevo fare attenzione alle strade, al viaggio,
alla moto. Qui non ho preoccupazioni se non me stesso. Per ora mi
piace.
Ora mi faccio due spaghetti aglio e oglio. Vuoi favorire? A presto caro amico.
Tuo
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
14 ottobre
Buonasera Matteo,
sta
diventando un appuntamento quotidiano questa mia e-mail diretta a te,
anche se l’orario è ancora oscillante. Spero di non annoiarti con i miei
resoconti da bagnante fuori stagione.
Oggi
ho praticamente passato la giornata in spiaggia a camminare. Penso di
non aver mai camminato tanto in vita mia ma sento che mi fa bene. Voglio
vedere se ce la faccio ad arrivare al molo di Civitanova, ma non
subito. Debbo sentirmi pronto.
Camminare
è bello. Sento che sto scaricando tossine, sia fisiche che mentali.
Credevo che il mio viaggio in moto mi avesse “purificato” ma
evidentemente aveva soltanto assopito il mio dolore che, ora mi accorgo,
è ancora ben presente e pulsante. Ho bisogno di sublimare e credo che
questa mia solitudine volontaria sia molto meglio del pur gradito
conforto dei cari.
Non
puoi capire, amico mio, quanto male abbia fatto la perdita di Anna.
Cinquant’anni passati insieme, cinquant’anni in cui abbiamo condiviso
tutto, le vittorie e le sconfitte, i piaceri e i dolori, le
soddisfazioni e le delusioni, non si cancellano con un viaggio coast to
coast negli Stati Uniti, anche se quello era il tuo sogno di gioventù.
Anna era la mia compagna, la mia migliore amica, il mio più aspro
critico, la mia spina dorsale. Quando si è ammalata ho reagito bene, mi
sono fatto forza, ho lottato con lei fino alla fine. Ma quando è morta
la sconfitta si è unita alla perdita, generando un dolore indicibile,
indescrivibile, insopportabile. Ho creduto di morire. Ho desiderato di
morire. Ma poi ho visto la vita intorno a me, i miei figli, i nipoti. Li
vorrei vedere da adulti i miei nipoti. Vorrei assistere al loro futuro.
E allora, per quanto male faccia vivere con questo vuoto accanto, devo
guardare avanti, per quanto posso. Così ecco, forse, la
ragione del mio eremo marittimo: fare l’inventario di quello che rimane
dopo un’esistenza passata a lavorare, a far soldi. Ora mi fermo e voglio
capire cosa ho guadagnato e cosa ho perso. E lo devo fare da solo.
Oggi Silvia
mi ha scritto incavolata nera perché ha trovato il telefono staccato.
L’ho spento perché volevo stare davvero solo e temevo una sua chiamata
con le solite benedette raccomandazioni. Mia figlia mi fa da madre amico
mio, che segno sarà?
Ora
ti lascio che le voglio scrivere due righe. Poi magari la chiamo,
quando si sarà calmata. Non ho voglia di ramanzine telefoniche.
Stai bene Matteo, a domani
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
Silvietta cara,
ho
semplicemente lasciato il telefono a casa e ho passato la giornata in
spiaggia. Abbi pazienza col tuo anziano padre. Dopo ti chiamo, ma prima
calmati, ok? A dopo tesoro.
Babbo
aaaaaaaaaaaaa
18 ottobre
Ciao Matteo,
non ti scrivo da un po’ perché ho distrutto l’alimentatore del computer e
sono rimasto privo della mia “finestra sul mondo” per qualche giorno.
Ma rieccomi. Devo dire che mi è mancata la mia valvola di sfogo e il non
poter comunicare con qualcuno le sensazioni e le emozioni che in questo
giorni di esilio volontario sto provando. Ma il negozio di computer più
vicino – l’ho dovuto comunque raggiungere in macchina, la qual cosa non
ho affatto gradito – ha provveduto a restituirti a me.
Per
fortuna il tempo è stato clemente in questi giorni e così ho potuto
camminare e spendere il mio tempo con le mie passeggiate che diventano
ogni giorno più lunghe. Credo che molto presto arriverò al molo di
Civitanova come mi sono proposto. Per intanto cammino e mi godo l’aria
frizzante di questo autunno tiepido e assolato. Sto piano piano
diventando parte integrante della spiaggia vicina alla mia villetta
tanto che i gabbiani non scappano nemmeno più quando mi avvicino.
Ho fatto “amicizia” con un pescatore, Pietro, nel senso che ogni giorno lo trovo a sbrogliare reti
e mi fermo a scambiare due parole con lui. Afferma, dall’alto della sua
esperienza di lupo di mare, che il bel tempo finirà tra oggi e domani.
Qualcosa mi dice che gli va creduto, per cui mi godrò ogni singolo
raggio di sole che riuscirò a catturare prima che il tempo cambi.
Ieri
mi è capitata una cosa strana. Ero rincasato da un po’ e il sole stava
tramontando. Tu sai che qui da noi il sole tramonta spalle al mare, per
cui a quell’ora si proietta sulla spiaggia l’ombra grigia dei colli e
della cittadina. Ero in cucina a tentare di produrre una specie di
ciambellone (ebbene sì, sto cercando di imparare a cucinare, di
necessità virtù) quando ho sentito abbaiare molto vicino, forse nel mio
giardino.
Mi
sono affacciato alla finestra ma non ho visto nulla né ho più sentito
alcunché. Rientrato, dopo qualche istante riecco un sommesso guaire.
Sono uscito e ho visto un cane bianco, bello grosso, forse un pastore
maremmano o abruzzese, che usciva dal cancelletto andando di corsa
incontro ad una donna che se ne stava sul bagnasciuga. Da lontano
sembrava a piedi nudi. Ora, capisci bene che in questa stagione non è
proprio il caso di bagnarsi, ma lei stava proprio con i piedi in acqua.
Dapprima mi dava le spalle ma quando evidentemente ha sentito arrivare
il cane si è voltata per accoglierlo. Chiaro che il cane fosse suo.
Aveva
i capelli neri corvini, ricci ricci, appena mossi dalla brezza che di
solito qui si leva al tramonto. Indossava un vestito leggero, a fiori
credo, di una tonalità azzurra, forse azzurro su bianco. Non sono
riuscito a scorgerne i lineamenti ma sembrava assolutamente familiare.
Lei mi ha visto e mi ha fatto un rapido cenno di saluto con la mano, per
poi incamminarsi sulla spiaggia verso nord col cane che le zampettava
intorno. Non so perché la cosa mi abbia turbato, ma lo ha fatto. Non
ricordo di conoscere nessuno che possa corrispondere a quanto sono
riuscito a scorgere di quella donna, eppure mi è rimasta quella
sensazione di familiarità. Paranoie da vecchio solo, lascia stare.
Domani,
se il tempo regge, vado in centro a comprare un po’ di vongole e mi
faccio una bella spaghettata. So che ti piace. Vieni?
A presto amico mio, e grazie per essere lì a leggermi
Tuo
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
20 ottobre
Buongiorno Matteo,
devo
aver preso freddo e ieri avevo un bel febbrone. Sono rimasto a letto
tutto il tempo. Ho letto un po’, ho navigato su internet, ho provato a
scriverti ma…non avevo nulla da dirti per cui ho desistito anche perché,
febbricitante com’ero, non so cosa ti avrei potuto scrivere.
Verso
sera la febbre si è abbassata e mi sono subito sentito meglio. Così mi
sono alzato per prepararmi qualcosa da mangiare e ho sentito di nuovo il
cane abbagliare davanti al cancello. Mi sono affacciato e ho visto che
abbagliava contro il cancello, come se volesse entrare. Allora
glie l’ho aperto. Era solo, non c’era traccia della donna dell’altro
giorno. Il cane è entrato e si è perlustrato tutta la casa, salendo
anche sopra, nella zona notte. Io l’ho seguito a distanza, incuriosito e
anche un po’ preoccupato: è un cane piuttosto grosso e credo che
potrebbe far male se lo volesse. Non so perché l’ho fatto entrare, ho
seguito un impulso. Dopo essersi girato tutta la casa il cane s’è
accoccolato sotto il tavolo della cucina. Ho provato a toccarlo, a
fargli una carezza ma si è alzato e allontanato. Ho capito che non era
il caso. Quando si è reso conto che non avrei riprovato a toccarlo si è
rimesso sotto il tavolo. Così ho iniziato a cucinare in sua presenza.
Ho
provato a dargli una fetta di prosciutto che avevo in frigo ma non l’ha
nemmeno sfiorata. Così mi sono fritto due uova e lui se n’è rimasto
quasi immobile sotto il tavolo per tutto il tempo. Così pure mentre ho
cenato. Quando mi sono alzato per sparecchiare si è alzato anche lui e
si è diretto al portone. Chiaramente volve uscire così gli ho aperto.
Fuori c’era la luna piena ed era chiaro. Così ho visto la sua padrona in
lontananza che lo attendeva, una figura nera ferma vicino al
bagnasciuga. Il cane le è corso incontro. Lei mi ha salutato con un
fugace cenno della mano e si sono allontanati, camminando compostamente.
E’
strano, non trovi? Molto strano. La cosa mi ha inquietato parecchio,
tanto che mi è tornata la febbre e sono tornato a letto filato senza
nemmeno sparecchiare. Ho dormito un sonno agitato fino a stamattina e,
francamente, non vedevo l’ora di scriverti e raccontarti.
Non
prendermi per matto, ma c’è qualcosa di veramente incomprensibile in
tutto questo. Non che mi faccia paura ma…non so…non mi lascia nemmeno
tranquillo.
Tra un po’ esco, voglio fare due passi. Chissà se incontrerò la donna del cane? A domani Matteo.
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
21 ottobre
Matteo carissimo,
ieri
sera si è ripetuta la scena del cane che mi visita per cena. Come
l’altro giorno si è fatto aprire e si è accomodato sotto il tavolo
facendomi compagnia durante il mio pasto. Poi se ne è andato dalla
padrona che lo aspettava in spiaggia. Sempre lontana, la signora. Non
riesco a vederla. Ma sembra molto bella. Oggi ho pensato tutto il giorno
a questa situazione e…al cane che, stranamente mi trasmette una
sensazione di tranquillità e protezione, e a lei, perché non capisco e
perché provo una irrazionale attrazione verso questa donna che non
conosco e nemmeno so esattamente che aspetto abbia, fatta eccezione per
un profilo in penombra e da lontano. Forse è la solitudine, che dici?
Comunque…ho
passato la giornata in spiaggia nonostante le temperature si stiamo
irrigidendo giorno dopo giorno. Ho passeggiato, raccolto conchiglie,
fatto due chiacchiere con Pietro il pescatore. Ho cucinato, fatto un
ciambelline (uno schifo di ciambelline in verità) e aspettato che
arrivasse il tramonto. Ora sta calando il sole mentre ti scrivo e
onestamente aspetto che arrivi il cane… e la padrona. A domani Matteo.
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
22 ottobre
Sono
venuti tutti e due ieri sera. Il cane ha guaito come al solito (ormai)
fuori dal cancelletto ma quando sono andato ad aprirgli (con troppa
veemenza in verità, dato che lo stavo aspettando) ho trovato anche la
donna con lui. E finalmente l’ho vista in viso. E’…bellissima è dire
poco. Severa, dura, dolce, i capelli neri lucenti, due occhi che ti
danno fuoco, le labbra immobili senza sorriso e senza tristezza. La
pelle chiara ma non diafana, il collo sottile, i seni prominenti ma non
troppo grandi. La statura importante ma non imponente e un corpo che, se
esistesse la perfezione, ne sarebbe il campione. Non ha parlato, mi ha
guardato e basta. Mi sono fatto da parte e l’ho fatta entrare, seguita
dal cane bianco.
Si
è diretta in cucina e, come se sapesse esattamente il posto di ogni
cosa, ha preso un bicchiere e il vino rosso e se ne è versata mezzo
bicchiere. Lo ha alzato come alla mia salute senza parlare e ha bevuto,
tutto d’un fiato ma con un’eleganza mai vista prima. Poi, sempre in
silenzio, mi ha preso la mano e mi ha portato con se per le scale, fino
alla mia camera da letto. Era buio ma vedevo benissimo, in un bagliore
lunare fluorescente. E ho visto il suo corpo stagliarsi di fronte al
mare fuori dalla finestra mentre lasciava cadere la sua veste. Ho visto
la perfezione di ogni suo singolo millimetro del corpo e l’ho desiderata
come mai ho desiderato in vita mia.
Fare
l’amore con quella donna è stato come nascere e morire, cadere e
volare. E’ stato come inebriarsi di vino senza perdere lucidità, come
provare l’adrenalina della velocità senza la paura. E’ stato come
morire, se un uomo vivo sapesse com’è morire. Non so quanto tempo il
nostro amplesso sia durato. So che è stato un fondersi di corpi e menti,
l’appagamento completo di due desideri incomprimibili, la vera completa
soddisfazione, il piacere assoluto dei sensi e dell’anima. E con questo
non riesco nemmeno lontanamente a descriverti cosa ho provato.
Ora
tu, amico mio, starai ridendo di me, o pensando che io sia preda di
chissà quale infatuazione senile. Perché, caro Matteo, tu non puoi
capire, nessuno può capire e nemmeno io so ben comprendere quello che ho
provato e quello che ora provo. So soltanto che, se l’appagamento
nell’amplesso è stato immenso, il desiderio non è mai cessato e ora come
ieri sto agognando il rivederla. La sto aspettando e attendo
l’imbrunire come a scuola attendavamo la campanella, o come il
maratoneta attende il traguardo, o come l’innamorato attende l’incontro
con l’amata. Ma di più.
Sai
che non è mio costume raccontare di queste cose. Sai che mai l’ho fatto
e mai lo farei, non fosse per l’estrema anomalia di questo mio sentire,
nuovo e travolgente, ma provato prima, e qui mi vergogno
nell’affermarlo, nemmeno per la mia Anna che tu sai quanto io abbia
amato. Ma questa sconosciuta mi ha rapito i sensi e lo spirito e ora io
la desidero più di ogni cosa, come se ella possa darmi finalmente quella
pace che l’uomo non può trovare in vita, quella pace che anelo e che mi
fa paura. Non so se puoi capire. Ma spero che possa comprendermi.
Ancora a domani, amico mio. Ti dirò.
Tuo
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
24 ottobre
12
ottobre
Ciao
Silvietta,
grazie per
la spesa, per le pulizie, per la cena in forno. Sei un tesoro. La casa profuma
di fresco e pulito ed è andato via quell’odore cattivo di chiuso e dimenticanza
che c’era l’ultima volta che ci sono stato. Ho aperto le persiane e chiuso le
finestre perché stasera c’è un vento teso e fa anche piuttosto fresco.
Come ti ho detto al telefono il viaggio è stato massacrante ma ne valeva la
pena. Avevo decisamente bisogno di staccare la spina e sgombrare la testa,
avevi ragione tu. Ora però voglio cullarmi nel dolce far niente e godermi
questa solitudine salata che, per fortuna, mi posso offrire.
Ti ho fatto mandare dall’avvocato le ultime carte da firmare. Abbi pazienza,
sono davvero le ultime. Fammi il favore di sistemarle domattina stessa così per
la prossima settimana tu e tuo fratello potete “assumere ufficialmente il
comando” .
Saluta Paolo e i bambini per me. Un abbraccio
Babbo
aaaaaaaaaaaaa
Carissimo
Matteo,
non ti scrivo
da un po’ ma sono stato fuori e ho volutamente lasciato computer e telefonini
vari a casa. Avevo bisogno di cambiare aria e distrarmi. Così mi sono fatto il
viaggio dei miei sogni: la Route
66, ricordi? La sognavamo insieme. Avrei tanto voluto averti con me ma questa
la dovevo fare da solo. Ho noleggiato una Harley a Chicago e ci sono arrivato a
Los Angeles senza intoppi. Certo che a settant’anni non hai la prestanza dei
venti, ma pensavo peggio. L’America l’avevo vista diverse volte come sai, ma mai
in moto e tutta d’un fiato così. Un sogno che si avvera, che ha mitigato un po’
quell’amarezza che, però, credo ormai non mi lascerà mai più.
Ti scrivo dalla mia casa al mare, a Porto Potenza Picena. Ci sei venuto una
volta, anni fa. Voglio stare da solo per un po’, riflettere, fare un po’
d’ordine. L’azienda l’ho passata in toto ai miei figli, io ho già dato. Da oggi
sono ufficialmente in pensione.
Qui è molto bello, lo ricorderai. Ho il cancelletto che si apre direttamente
sulla spiaggia e la stradina che arriva qui è davvero poco frequentata in
questo periodo. Mi godo la mia beata a pressoché totale solitudine, almeno
spero. Ho bisogno di silenzio, di pace, di sentire i rumori della natura,
tutt’al più del treno, e per questo cercherò di usare pochissimo il telefono.
Ma al computer non rinuncerò, farò di lui la mia finestra sul mondo, non si
dice così? Credo ti scriverò spesso quindi e se avrai la bontà di leggermi e di
rispondermi ogni tanto mi farà piacere.
E di te che mi dici? Come procede? E Milano? Sempre così tediosa?
Ora ti saluto che Silvietta mi ha lasciato la cena in forno e comincio ad avere
appetito. Un caro saluto.
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
13
ottobre
Buongiorno
Silvia,
ti ricordo
quei documenti. Sono importanti. E ricordalo anche a Federico. L’avvocato
Galvani li aspetta entro stasera.
Stanotte
ho dormito alla grande, come un sasso. Erano mesi che non dormivo così.
Il vento a un certo punto è cessato e si sentiva soltanto lo sciabordio del
mare in lontananza. Bello.
Oggi c’è
un bel sole ma il mare è molto agitato. Farò una passeggiata in riva al mare.
Sì sì mi copro, tranquilla.
Buon
lavoro cara.
Babbo
aaaaaaaaaaaaa
Egregio
avvocato,
mia figlia
Silvia e mio figlio Federico le spediranno senz’altro la documentazione
relativa alla cessione delle quote societarie entro oggi. La prego di
accelerare al massimo la pratica in modo di averla definita per fine settimana.
Distinti
saluti
Giovanni
Antoniacci
aaaaaaaaaaaaa
Ciao
Matteo,
leggo con
piacere del tuo nuovo incarico. Ma non ti fermi mai? Ah già, oramai tu sei
lombardo, frenetico e totalmente dedito al lavoro. Io invece no. Ho lavorato
come un mulo per anni, ho creato dal nulla uno delle fabbriche più importanti
delle Marche e ho macinato chilometri e chilometri per promuoverla. Ora
mi fermo. E’ tempo di riposare. Credo che un uomo a settant’anni può
permettersi di uscire dal gioco e guardare la partita dagli spalti. In realtà
io non faccio neanche quello. Da qui non sento nemmeno il fischio dell’arbitro.
In compenso sento il mare, e sapessi quanto questo rumore mi rilassi, E’
musica.
Stamattina ho fatto una lunga passeggiata sulla spiaggia. Ho giurato di non toccare
più la macchina se non per gli acquisti di prima necessità. Ad occhio e croce
devo aver camminato per un paio di chilometri. La sabbia è umida e compatta e
si cammina bene. Il mare oggi è molto mosso e nell’aria si sente fortissimo
l’odore di iodio e salsedine. Spero mi vaccini per il raffreddore.
Non c’è veramente nessuno in giro qui, ho camminato per due ore tutto solo, e
ho pensato. Ma questo, caro Matteo, è un pensare diverso, al quale non ero più
abituato da tempo. E’ pensare per pensare e non per calcolare. A cosa ho
pensato, ti chiederai tu. Mah, che dire, a tutto e a niente. Soprattutto ho
pensato a come affronterò questo mio eremo balneare, quanto durerà questa
sensazione di pace per lasciare il posto alla noia e al senso di solitudine.
Da quando Anna se n’è andata non sono riuscito a restare solo neanche un
minuto. I miei figli, i miei parenti, gli amici, i collaboratori. Tutti presi a
sostenermi e a farmi superare il trauma. Il viaggio in America l’ho fatto da
solo ma lì dovevo fare attenzione alle strade, al viaggio, alla moto. Qui non
ho preoccupazioni se non me stesso. Per ora mi piace.
Ora mi faccio due spaghetti aglio e oglio. Vuoi favorire? A presto caro amico.
Tuo
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
14
ottobre
Buonasera
Matteo,
sta
diventando un appuntamento quotidiano questa mia e-mail diretta a te, anche se
l’orario è ancora oscillante. Spero di non annoiarti con i miei resoconti da
bagnante fuori stagione.
Oggi ho praticamente passato la giornata in spiaggia a camminare. Penso di non
aver mai camminato tanto in vita mia ma sento che mi fa bene. Voglio vedere se
ce la faccio ad arrivare al molo di Civitanova, ma non subito. Debbo sentirmi
pronto.
Camminare è bello. Sento che sto scaricando tossine, sia fisiche che mentali.
Credevo che il mio viaggio in moto mi avesse “purificato” ma evidentemente
aveva soltanto assopito il mio dolore che, ora mi accorgo, è ancora ben
presente e pulsante. Ho bisogno di sublimare e credo che questa mia solitudine
volontaria sia molto meglio del pur gradito conforto dei cari.
Non puoi capire, amico mio, quanto male abbia fatto la perdita di Anna.
Cinquant’anni passati insieme, cinquant’anni in cui abbiamo condiviso tutto, le
vittorie e le sconfitte, i piaceri e i dolori, le soddisfazioni e le delusioni,
non si cancellano con un viaggio coast to coast negli Stati Uniti, anche se
quello era il tuo sogno di gioventù. Anna era la mia compagna, la mia migliore
amica, il mio più aspro critico, la mia spina dorsale. Quando si è ammalata ho
reagito bene, mi sono fatto forza, ho lottato con lei fino alla fine. Ma quando
è morta la sconfitta si è unita alla perdita, generando un dolore indicibile,
indescrivibile, insopportabile. Ho creduto di morire. Ho desiderato di morire.
Ma poi ho visto la vita intorno a me, i miei figli, i nipoti. Li vorrei vedere
da adulti i miei nipoti. Vorrei assistere al loro futuro. E allora, per quanto
male faccia vivere con questo vuoto accanto, devo guardare avanti, per quanto
posso. Così ecco, forse, la ragione del mio eremo marittimo: fare
l’inventario di quello che rimane dopo un’esistenza passata a lavorare, a far
soldi. Ora mi fermo e voglio capire cosa ho guadagnato e cosa ho perso. E lo
devo fare da solo.
Oggi Silvia mi ha scritto incavolata nera perché ha trovato il telefono
staccato. L’ho spento perché volevo stare davvero solo e temevo una sua
chiamata con le solite benedette raccomandazioni. Mia figlia mi fa da madre amico
mio, che segno sarà?
Ora ti lascio che le voglio scrivere due righe. Poi magari la chiamo, quando si
sarà calmata. Non ho voglia di ramanzine telefoniche.
Stai bene
Matteo, a domani
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
Silvietta
cara,
ho semplicemente
lasciato il telefono a casa e ho passato la giornata in spiaggia. Abbi pazienza
col tuo anziano padre. Dopo ti chiamo, ma prima calmati, ok? A dopo tesoro.
Babbo
aaaaaaaaaaaaa
18
ottobre
Ciao
Matteo,
non ti
scrivo da un po’ perché ho distrutto l’alimentatore del computer e sono
rimasto privo della mia “finestra sul mondo” per qualche giorno. Ma rieccomi.
Devo dire che mi è mancata la mia valvola di sfogo e il non poter comunicare
con qualcuno le sensazioni e le emozioni che in questo giorni di esilio
volontario sto provando. Ma il negozio di computer più vicino – l’ho dovuto
comunque raggiungere in macchina, la qual cosa non ho affatto gradito – ha
provveduto a restituirti a me.
Per fortuna il tempo è stato clemente in questi giorni e così ho potuto
camminare e spendere il mio tempo con le mie passeggiate che diventano ogni
giorno più lunghe. Credo che molto presto arriverò al molo di Civitanova come
mi sono proposto. Per intanto cammino e mi godo l’aria frizzante di questo
autunno tiepido e assolato. Sto piano piano diventando parte integrante della
spiaggia vicina alla mia villetta tanto che i gabbiani non scappano nemmeno più
quando mi avvicino.
Ho fatto “amicizia” con un pescatore, Pietro, nel senso che ogni giorno lo
trovo a sbrogliare reti e mi fermo a scambiare due parole con lui.
Afferma, dall’alto della sua esperienza di lupo di mare, che il bel tempo
finirà tra oggi e domani. Qualcosa mi dice che gli va creduto, per cui mi godrò
ogni singolo raggio di sole che riuscirò a catturare prima che il tempo cambi.
Ieri mi è capitata una cosa strana. Ero rincasato da un po’ e il sole stava
tramontando. Tu sai che qui da noi il sole tramonta spalle al mare, per cui a
quell’ora si proietta sulla spiaggia l’ombra grigia dei colli e della
cittadina. Ero in cucina a tentare di produrre una specie di ciambellone
(ebbene sì, sto cercando di imparare a cucinare, di necessità virtù) quando ho
sentito abbaiare molto vicino, forse nel mio giardino.
Mi sono affacciato alla finestra ma non ho visto nulla né ho più sentito
alcunché. Rientrato, dopo qualche istante riecco un sommesso guaire. Sono
uscito e ho visto un cane bianco, bello grosso, forse un pastore maremmano o
abruzzese, che usciva dal cancelletto andando di corsa incontro ad una donna
che se ne stava sul bagnasciuga. Da lontano sembrava a piedi nudi. Ora, capisci
bene che in questa stagione non è proprio il caso di bagnarsi, ma lei stava
proprio con i piedi in acqua. Dapprima mi dava le spalle ma quando
evidentemente ha sentito arrivare il cane si è voltata per accoglierlo. Chiaro
che il cane fosse suo.
Aveva i capelli neri corvini, ricci ricci, appena mossi dalla brezza che di
solito qui si leva al tramonto. Indossava un vestito leggero, a fiori credo, di
una tonalità azzurra, forse azzurro su bianco. Non sono riuscito a scorgerne i
lineamenti ma sembrava assolutamente familiare. Lei mi ha visto e mi ha fatto
un rapido cenno di saluto con la mano, per poi incamminarsi sulla spiaggia
verso nord col cane che le zampettava intorno. Non so perché la cosa mi abbia
turbato, ma lo ha fatto. Non ricordo di conoscere nessuno che possa
corrispondere a quanto sono riuscito a scorgere di quella donna, eppure mi è
rimasta quella sensazione di familiarità. Paranoie da vecchio solo, lascia
stare.
Domani, se il tempo regge, vado in centro a comprare un po’ di vongole e mi
faccio una bella spaghettata. So che ti piace. Vieni?
A presto
amico mio, e grazie per essere lì a leggermi
Tuo
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
20 ottobre
Buongiorno
Matteo,
devo aver
preso freddo e ieri avevo un bel febbrone. Sono rimasto a letto tutto il tempo.
Ho letto un po’, ho navigato su internet, ho provato a scriverti ma…non avevo
nulla da dirti per cui ho desistito anche perché, febbricitante com’ero, non so
cosa ti avrei potuto scrivere.
Verso sera la febbre si è abbassata e mi sono subito sentito meglio. Così mi
sono alzato per prepararmi qualcosa da mangiare e ho sentito di nuovo il cane
abbagliare davanti al cancello. Mi sono affacciato e ho visto che abbagliava contro il cancello, come se volesse
entrare. Allora glie l’ho aperto. Era solo, non c’era traccia della donna
dell’altro giorno. Il cane è entrato e si è perlustrato tutta la casa, salendo
anche sopra, nella zona notte. Io l’ho seguito a distanza, incuriosito e anche
un po’ preoccupato: è un cane piuttosto grosso e credo che potrebbe far male se
lo volesse. Non so perché l’ho fatto entrare, ho seguito un impulso. Dopo
essersi girato tutta la casa il cane s’è accoccolato sotto il tavolo della
cucina. Ho provato a toccarlo, a fargli una carezza ma si è alzato e
allontanato. Ho capito che non era il caso. Quando si è reso conto che non avrei
riprovato a toccarlo si è rimesso sotto il tavolo. Così ho iniziato a cucinare
in sua presenza.
Ho provato a dargli una fetta di prosciutto che avevo in frigo ma non l’ha
nemmeno sfiorata. Così mi sono fritto due uova e lui se n’è rimasto quasi
immobile sotto il tavolo per tutto il tempo. Così pure mentre ho cenato. Quando
mi sono alzato per sparecchiare si è alzato anche lui e si è diretto al
portone. Chiaramente volve uscire così gli ho aperto. Fuori c’era la luna piena
ed era chiaro. Così ho visto la sua padrona in lontananza che lo attendeva, una
figura nera ferma vicino al bagnasciuga. Il cane le è corso incontro. Lei mi ha
salutato con un fugace cenno della mano e si sono allontanati, camminando
compostamente.
E’ strano, non trovi? Molto strano. La cosa mi ha inquietato parecchio, tanto
che mi è tornata la febbre e sono tornato a letto filato senza nemmeno
sparecchiare. Ho dormito un sonno agitato fino a stamattina e, francamente, non
vedevo l’ora di scriverti e raccontarti.
Non prendermi per matto, ma c’è qualcosa di veramente incomprensibile in tutto
questo. Non che mi faccia paura ma…non so…non mi lascia nemmeno tranquillo.
Tra un po’ esco, voglio fare due passi. Chissà se incontrerò la donna del cane?
A domani Matteo.
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
21 ottobre
Matteo
carissimo,
ieri sera
si è ripetuta la scena del cane che mi visita per cena. Come l’altro giorno si
è fatto aprire e si è accomodato sotto il tavolo facendomi compagnia durante il
mio pasto. Poi se ne è andato dalla padrona che lo aspettava in spiaggia.
Sempre lontana, la signora. Non riesco a vederla. Ma sembra molto bella. Oggi
ho pensato tutto il giorno a questa situazione e…al cane che, stranamente mi
trasmette una sensazione di tranquillità e protezione, e a lei, perché non
capisco e perché provo una irrazionale attrazione verso questa donna che non
conosco e nemmeno so esattamente che aspetto abbia, fatta eccezione per un
profilo in penombra e da lontano. Forse è la solitudine, che dici?
Comunque…ho passato la giornata in spiaggia nonostante le temperature si stiamo
irrigidendo giorno dopo giorno. Ho passeggiato, raccolto conchiglie, fatto due
chiacchiere con Pietro il pescatore. Ho cucinato, fatto un ciambelline (uno schifo
di ciambelline in verità) e aspettato che arrivasse il tramonto. Ora sta
calando il sole mentre ti scrivo e onestamente aspetto che arrivi il cane… e la
padrona. A domani Matteo.
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
22 ottobre
Sono venuti tutti e due ieri sera. Il cane ha guaito come al solito (ormai)
fuori dal cancelletto ma quando sono andato ad aprirgli (con troppa veemenza in
verità, dato che lo stavo aspettando) ho trovato anche la donna con lui. E
finalmente l’ho vista in viso. E’…bellissima è dire poco. Severa, dura, dolce,
i capelli neri lucenti, due occhi che ti danno fuoco, le labbra immobili senza
sorriso e senza tristezza. La pelle chiara ma non diafana, il collo sottile, i
seni prominenti ma non troppo grandi. La statura importante ma non imponente e
un corpo che, se esistesse la perfezione, ne sarebbe il campione. Non ha
parlato, mi ha guardato e basta. Mi sono fatto da parte e l’ho fatta entrare,
seguita dal cane bianco.
Si è diretta in cucina e, come se sapesse esattamente il posto di ogni cosa, ha
preso un bicchiere e il vino rosso e se ne è versata mezzo bicchiere. Lo ha
alzato come alla mia salute senza parlare e ha bevuto, tutto d’un fiato ma con
un’eleganza mai vista prima. Poi, sempre in silenzio, mi ha preso la mano e mi
ha portato con se per le scale, fino alla mia camera da letto. Era buio ma
vedevo benissimo, in un bagliore lunare fluorescente. E ho visto il suo corpo
stagliarsi di fronte al mare fuori dalla finestra mentre lasciava cadere la sua
veste. Ho visto la perfezione di ogni suo singolo millimetro del corpo e l’ho
desiderata come mai ho desiderato in vita mia.
Fare l’amore con quella donna è stato come nascere e morire, cadere e volare.
E’ stato come inebriarsi di vino senza perdere lucidità, come provare
l’adrenalina della velocità senza la paura. E’ stato come morire, se un uomo
vivo sapesse com’è morire. Non so quanto tempo il nostro amplesso sia durato.
So che è stato un fondersi di corpi e menti, l’appagamento completo di due
desideri incomprimibili, la vera completa soddisfazione, il piacere assoluto
dei sensi e dell’anima. E con questo non riesco nemmeno lontanamente a
descriverti cosa ho provato.
Ora tu, amico mio, starai ridendo di me, o pensando che io sia preda di chissà
quale infatuazione senile. Perché, caro Matteo, tu non puoi capire, nessuno può
capire e nemmeno io so ben comprendere quello che ho provato e quello che ora
provo. So soltanto che, se l’appagamento nell’amplesso è stato immenso, il
desiderio non è mai cessato e ora come ieri sto agognando il rivederla. La sto
aspettando e attendo l’imbrunire come a scuola attendavamo la campanella, o
come il maratoneta attende il traguardo, o come l’innamorato attende l’incontro
con l’amata. Ma di più.
Sai che non è mio costume raccontare di queste cose. Sai che mai l’ho fatto e
mai lo farei, non fosse per l’estrema anomalia di questo mio sentire, nuovo e
travolgente, ma provato prima, e qui mi vergogno nell’affermarlo, nemmeno per
la mia Anna che tu sai quanto io abbia amato. Ma questa sconosciuta mi ha
rapito i sensi e lo spirito e ora io la desidero più di ogni cosa, come se ella
possa darmi finalmente quella pace che l’uomo non può trovare in vita, quella
pace che anelo e che mi fa paura. Non so se puoi capire. Ma spero che possa
comprendermi.
Ancora a domani, amico mio. Ti dirò.
Tuo
Giovanni
aaaaaaaaaaaaa
24 ottobre
Carissimo
Matteo,
so che col babbo vi scrivevate assiduamente in questi ultimi tempi, me ne ha
parlato. Ho provato a chiamarti ma evidentemente ho il numero sbagliato e non
so come altro contattarti. Purtroppo devo comunicarti una brutta notizia: il
babbo ci ha lasciati. Lo abbiamo trovato ieri, riverso sulla spiaggia. Dal
sorriso vero e credibile che aveva sul viso mi sento di affermare che non deve
aver sofferto. Ma è stato ugualmente molto triste trovarlo così, abbandonato e
solo in una spiaggia deserta. Però, forse, era esattamente quello che voleva,
fin dal momento in cui ha deciso di venire a morire qui, nella casa al mare.
Immagino non ti avesse detto nulla, come non aveva detto nulla a nessuno,
nemmeno a me. Ma una figlia certe cose le capisce e le approfondisce. Il babbo
era affetto da un male incurabile e non aveva alcuna speranza di sopravvivere.
Alla proposta di curarsi del nostro medico curante ha risposto che preferiva
vivere metà del tempo rimastogli ma vivendolo bene, con lucidità e dignità.
Immagino sia per questo che abbia deciso di passare i suoi giorni in solitudine:
non voleva gravare sui suoi cari e non voleva lo vedessimo spegnersi piano
piano come deve essere avvenuto. E’ dimagrito, credo mangiasse poco
niente. Ma certamente era sereno. E credo sia morto senza soffrire. Ha sempre
affermato di preferire una morte veloce da giovane che un’agonia da vecchio.
Evidentemente è stato in qualche modo accontentato.
Era disteso sulla sabbia, supino. Come si dice in questi casi sembrava dormisse
ed è vero. Era vestito e composto. E’ stato trovato al mattino presto di ieri
da un pescatore della zona che ha subito chiamato aiuto. Accanto a lui c’era un
grosso cane bianco che prima ha lasciato che il pescatore si accertasse della
morte del babbo e poi non ha più permesso che si avvicinasse nessuno, né il
pescatore né i carabinieri arrivati poco dopo. I militari credevano che il cane
fosse nostro e non l’hanno infastidito finche non sono giunta io. Il cane,
quando mi ha vista, si è fatto da parte e mi ha lasciato raggiungere mio padre.
E’ sparito nel nulla.
Lo seppelliremo domani. So che ti sarà difficile esserci e non te lo chiedo. Ma
ti domando una preghiera per lui, a te che eri probabilmente il suo migliore
amico dai tempi delle elementari e l’unico con cui parlasse nei suoi ultimi
giorni.
Ti
abbraccio
Silvia
Antoniacci
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