Curioso il concetto espresso dall’ex
assessore Lucentini a proposito del Comune sul Corriere Adriatico di ieri. Lucentini
paragona la cosa pubblica locale ad un’azienda e si stupisce di come ci siano,
almeno sulla carta, ben cinque compagini pronte a prenderne le redini
nonostante si pensi navighi in cattive acque finanziariamente parlando. Ne
deduce, Lucentini, che in realtà tale azienda non sia davvero in così cattive
acque. Deduzione secondo me sbagliata. Come si diceva una volta in filosofia, nego maiorem, ergo nego consequentiam.
Il Comune non è un’azienda,
caro Mauro. È tutt’altra cosa. E forse è proprio per il fatto che ci siano
persone che si occupano di amministrarlo che lo considerino tale che ora il
bene pubblico è ridotto come è ridotto. La situazione finanziaria, checché se
ne dica, è disastrosa. Non irrimediabile, intendiamoci, ma molto preoccupante. Non
essendo però, il Comune, paragonabile ad un’impresa privata, ma essendo lo
stesso bene pubblico al quale sono legati i destini dei cittadini, giocoforza è
naturale che alcuni cittadini, in questo caso tanti, si mettano a disposizione
per cercare, ognuno con la propria cultura, mentalità, progettualità, di
mettere rimedio ad una gestione che dura da anni e che ha prodotto i risultati
che ben vediamo.
Sarebbe invece
opportuno, finalmente, un’ammissione di responsabilità da parte di chi ha
amministrato Montegranaro negli ultimi anni. E non per giustizialismo, solo per
giustizia, per chiarezza. Perché, anche ammesso che si possa tornare a proporsi
all’elettorato dopo i disastri combinati, sarebbe auspicabile prenderne
coscienza in modo di dare almeno la tranquillità all’elettore che certe scelte
scellerate non si faranno più.
Luca Craia
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