L’assessorato alla cultura di un
comune come il nostro dovrebbe avere un ruolo chiave nella politica cittadina. La
cultura, infatti, può e deve diventare non solo motivo di accrescimento e
arricchimento dell’individuo ma anche volano di nuove e alternative forme di
economia. Purtroppo, nell’ultimo quinquennio, l’assessorato non ha svolto
affatto il suo ruolo relegando l’universo della cultura in un angolo dove le
tante, forse troppe, associazioni culturali sgomitano per riuscire a fare
qualcosa di buono e, talvolta, per ricavarsi un po’ di visibilità individuale. Il
motivo è stato, nella prima parte della consiliatura, la presenza di un
assessore in tutt’altre faccende affaccendato, il quale, ricoprendo cariche
istituzionali prestigiose a livello territoriale, mai si è occupato delle vicende
legate alla sua delega. Una volta sostituito l’assessore in questione per
inconferibilità della carica si sperava di avere maggiore dinamicità ma le
speranze sono state deluse non perché il nuovo assessore non si occupasse delle
questioni legate al suo ufficio quanto perché lo stesso aveva un concetto di
cultura piuttosto sui generis, in cui, ad esempio, si è reputato momento
culturalmente fondamentale una cena in piazza che è stata addirittura parzialmente
finanziata dal Comune (con soldi pubblici) nonostante la stessa fosse a
pagamento.
Ieri sera si è svolto un incontro
tra i candidati della coalizione ormai nota come Lista Stranamore e le
associazioni culturali cittadine. Almeno questo è quello che ci si aspettava.
Invece all’incontro erano presenti non solo i sodalizi che si occupano di
cultura ma anche associazioni cattoliche e sociali. Credo che questo tipo di
incontro così allargato sia stato un errore, in quanto le tematiche da approfondire
non sono per niente attigue e tutte meritano il rispetto di un trattamento
particolare. Mi sarei, quindi, aspettato un incontro separato per ogni
tipologia di associazione piuttosto che un calderone nel quale, alla fine, si è
assistito al solito esercizio di ipocrisia di chi predica collaborazione ma non
ne da, di chi ricama con le parole per dire che non accetta alcun tipo di
coordinamento, per finire, piuttosto che parlare di pianificazione della
politica sulla cultura, di lampadine fulminate in questa o quell’altra via. Auspico
che, qualora la coalizione ospite vinca le elezioni, la cultura subisca un
trattamento più rispettoso nella consiliatura a venire.
Luca Craia
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