Che Basso non vinca le elezioni
mi pare piuttosto chiaro, nonostante le dichiarazioni trionfalistiche dello
stesso. Però va detto che è riuscito a mettere insieme una lista di tutto
rispetto, con nomi importanti e stimati che sicuramente riusciranno a
compensare i voti che si perderanno per la scarsa presentabilità di altri personaggi
noti agli elettori per la loro azione politica a dir poco discutibile. È comunque
stupefacente come il plurisindaco astrale riesca ancora a meritare tanta
credibilità da riuscire a convincere persone più che rispettabili e spendere il
proprio nome per lui.
Oggi credere a Basso equivale a
credere a Gismondi. Non sono due facce della stessa medaglia, sono la stessa
faccia, cangiante a seconda di come inclini la superficie, in una sorta di caleidoscopio
politico che cambia colori e forme ma la sostanza rimane immutata da anni. Eppure
entrambi gli schieramenti riescono a raccogliere candidature importanti e ad
acquisire, in questo modo, quella credibilità persa nell’agire. È evidente che
si punta tutto su questo (e sulla politica classica dell’interesse particolare,
del voto di ringraziamento) e certamente non su una proposta politica attendibile,
visti i risultati ottenuti negli ultimi quindici anni di governo del paese.
In fatto di proposta politica,
invece, conosciamo abbastanza bene quelle del Movimento 5 Stelle e di Guardiamo
Avanti. Sono proposte interessanti, in molto ricalcano suggerimenti venuti
dalla società civile e, senza falsa modestia, anche da queste pagine. Il
risultato elettorale è tutto da vedere, entrambi i rappresentanti delle liste
si dicono fiduciosi ma appare piuttosto evidente come la partita sarà giocata
su due fronti: Gastone contro Ediana.
Ed è proprio quest’ultima
proposta, quella che a me (e ormai non solo a me) piace chiamare “Lista
Stranamore”, che ancora lascia perplessi. Il programma è ambizioso ma
cangiante, nel senso che dalle prime illustrazioni alle ultime l’interesse si è
spostato da priorità a priorità. Sono state accolte proposte esterne, molte
anche della mia associazione, ma le si è fatte proprie senza neanche un grazie
tante. E soprattutto si è creata una squadra che da l’impressione di basarsi
più su equilibri politici interni all’alleanza (equilibri che, fin da subito,
sono parsi a forte rischio stabilità) piuttosto che su criteri oggettivi e su qualità umane da spendere, senza nulla togliere alla serietà dei candidati. E
questo preoccupa, perché se già da ora si deve porre attenzione a non urtare
questa o quella sensibilità, cinque anni di governo insieme sembrano davvero
lunghi. Si tranquillizzi l’elettore, in qualche maniera.
Luca Craia
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