Com’è salata quest’acqua che sto
respirando, mi fa bruciare i polmoni più dell’aria calda del Sahara, più della
sabbia che ho mangiato per arrivare fino al mare. Mia madre non ci voleva
salire sul barcone, diceva che eravamo troppi, che era pericoloso, che non
poteva rischiare di fare annegare me e i miei fratelli. Ma mio padre ha detto
che aveva speso tutti i nostri soldi per quel viaggio, che non potevamo più
tornare indietro, che non avevamo più niente e che il nostro futuro era in quel
bel Paese di là del mare.
Eravamo pigiati come sardine,
come le noci di cocco in una cassetta del mercato. Neanche lo spazio per
pisciare, la puzza toglieva il respiro. Sudore, grida, lamenti. Gente che
piangeva, bambini più piccoli di me che piangevano, madri che piangevano. Mio
padre piangeva, forse aveva cambiato idea, forse voleva tornare indietro. Ma
ormai intorno c’era solo il blu del mare.
I signori che hanno preso i nostri
soldi per farci fare il viaggio ci trattavano male. Il pilota della barca
fumava il sigaro e bestemmiava in francese, almeno credo che fosse francese. Poi
la barca si è inclinata e sono caduto. Qualcosa mi ha colpito alla testa mentre
cadevo e non ho visto più niente. Ora ho riaperto gli occhi e intorno è tutto
blu scuro. Ora i miei polmoni bruciano, non ho la forza per nuotare, i miei
occhi si chiudono, mi sa che aveva ragione mia madre a non voler salire sulla
barca, mi sa che non ci arriverò mai in quel bel Paese di là del mare.
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