Lo chiamo piccolo prete per la
sua statura fisica, certamente non per quella umana che è ben altra. Tocca
salutarlo, Emanuele, don Emanuele, questo ragazzo venuto a Montegranaro qualche
anno fa come diacono e a Montegranaro nato e cresciuto come sacerdote. Tocca
salutarlo perché va altrove, non lontanissimo, ma altrove. Vorrà dire che,
quando vorremo parlargli, toccherà prendere la macchina.
Una bella palestra, per un prete,
Montegranaro, ti fa conoscere in maniera cruda quanto è difficile avere un
ruolo pubblico, e quello del prete è un ruolo pubblico tra i più difficili. L’indole
pacifica e combattiva allo stesso tempo lo ha fatto amare, molto, dai
Montegranaresi. Credo non ci sia nessuno, a Montegranaro, che non gli voglia
bene. E per questo salutarlo sarà difficile. Non faremo barricate per tenerlo
da noi, non sarebbe giusto: Emanuele andrà a fare nuove esperienze che lo
faranno crescere ancora, che ne faranno un grande sacerdote come mi pare sia
nel suo potenziale.
Noi potremo dire, con orgoglio,
di averlo visto nascere come prete, crescere e muovere i primi passi. E sono
certo che ci porterà nel cuore, che questo legame che ha con la nostra città
non si spezzerà mai perché Emanuele è uno di noi e lo sarà sempre, ovunque
andrà. E, secondo me, andrà lontano. Dio ti benedica, piccolo prete.
Luca Craia
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