Tra il dire e il fare c’è di
mezzo l’omissione. L’omissione, ad esempio, di dire tutte le cose come stanno
realmente e non soltanto una parte, quella parte che fa sembrare la cosa
diversa da quello che realmente è. Ad esempio il caso dell’assegnazione di una
sede, finalmente, alla nostra Banda, che dovrebbe essere
considerata un patrimonio per la città tutta. Uso il condizionale perché,
nonostante che due amministrazioni si siano sperticate di lodi e di buone
intenzioni, in aiuto dell’associazione culturale non ci va nessuno, né politica
né privati né imprenditori. E a mandare avanti la baracca continuano soli
soletti i genitori, la scuola e gli Amici della Musica.
Assegnata una sede? Senz’altro. Ma non è gratis come si
vuole fare intendere. Il Comune, nell’operazione, ci guadagna. La Banda non so. Nella delibera
si legge che l’assegnazione viene decisa “dato atto che questa soluzione
consentirebbe il conseguimento di economie nella gestione dell’auditorium
comunale che non verrebbe più utilizzato”. Primo guadagno.
Ma c’è di più. Leggiamo la convenzione: “7) A fronte di
quanto indicato nel precedente punto l'Associazione si obbliga ad eseguire
gratuitamente n. 5 prestazioni musicali per ogni anno di convenzione.” Consideriamo
che ogni prestazione viene normalmente rimborsata alla banda (come è giusto che
sia e come ci si aspetterebbe da un Comune che voglia realmente aiutare a
crescere questa realtà), ecco qua che il comodato d’uso tutto è meno che
gratuito.
In altre città il Comune finanzia e incoraggia ampiamente realtà come questa, che danno lustro alle manifestazioni ma soprattutto rappresentano un momento educativo fondamentale per i giovani. Da noi gli si fa pagare l'affitto.
Luca Craia
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