GIUSEPPE CAPUANA, DALLA PITTURA ALLA MUSICA PER ARRIVARE DRITTO AL CUORE – di Anna Lisa Minutillo
Continua
il mio viaggio alla ‘scoperta’ e proposta di creativi che cercano con la loro
arte e con i loro doni di arricchire la nostra permanenza su questa terra
rendendola sicuramente più colorata e ricca di sfumature differenti.
Forse
non arriveranno a tutti ma ci proviamo a rendere questo nostro viaggio migliore
e a dedicare un po’ del nostro tempo a chi rende migliore il nostro.
Giuseppe
Capuana mi ha sorpresa per il suo essere una persona semplice ma eclettica,una
persona che arriva dritta, oltre che all’orecchio che lo ascolta, al cuore e
questa cosa mi è piaciuta molto.
Si racconta in queste battute Giuseppe, mi racconta della sua nascita, del suo
percorso interiore, delle sue scelte di vita e dei suo incontri, delle persone
che hanno in qualche modo influenzato il suo cammino, della sua pausa di
riflessione durata due anni dove sicuramente è maturato e ha avuto modo di
sensibilizzare maggiormente la sua anima e il suo sentire, dei suoi gusti
musicali e lo ascolto appuntando e fermando questo racconto che ora condivido
con voi.
Ecco a
voi le sue parole:
«Sono
nato a Milano il 16 gennaio 1976, ho origini interamente siciliane (penso di
non aver nessun parente che non provenga dalla Sicilia) e vivo in Toscana
da ormai sette anni. Dal 2000 al 2006 seguo i corsi di discipline
pittoriche come allievo del maestro Alberto Venditti alla Scuola d’arte
applicata del Castello Sforzesco di Milano, dove curo molto l’uso del segno e
della figura, avvicinandomi così alla pittura espressionista dei grandi
artisti austriaci dell’800. Nel 2007 vengo premiato come miglior allievo
nell’ambito di una cerimonia patrocinata dal Comune di Milano. Intanto già
dal 2005, parallelamente agli studi, apro il mio laboratorio di pittura: Lab23mq dove curo alcune
mostre collettive e personali. Agli inizi del 2008 mi trasferisco in
Toscana, dove mi sposo e divento papà di un bambino di nome
Mattia. Continuo a dipingere ancora per un paio di anni, la mia ultima
mostra risale al 2009 presso il museo BeGo di Castelfiorentino, dove le
mie opere rivisitano in chiave moderna gli affreschi di Benozzo Gozzoli. Inizia
nel 2010 un periodo di ‘silenzio artistico’ che dura due anni nei quali mi
accorgo che esistono confini di comunicazione difficili da oltrepassare con il
solo uso del segno. Adotto così altre forme di espressione, mi avvicino all’uso
della penna, della voce e della melodia, e mi accorgo che la musica è la
strada giusta per ritornare a comunicare. In quel periodo scrivo molto,
trasformo pensieri e parole in melodia aiutandomi con la chitarra, uno
strumento che non suono come un musicista, ma che ‘uso’ per costruire la
linea melodica delle canzoni. Ho sempre ascoltato i grandi cantautori
italiani, da De Andrè a Tricarico, a Giovanni Lindo Ferretti,
Niccolò Fabi, Bersani, Fossati, De Gregori ecc… e quindi è molto probabile
che i loro stili abbiano in qualche modo influenzato le mie sonorità. Alla fine
nasco ora come cantautore e come i bambini emulano il comportamento dei
genitori io forse lo sto facendo con la musica che sento più vicina a me. All’inizio
di questo percorso non ho pensato di concepire nessun progetto, i brani che ho
scritto sono nati più da un ‘bisogno’ di ritornare a comunicare.
Ho
usato la musica quasi come terapia per uscire da un periodo di ‘silenzio
artistico’. È nato tutto un po’ alla volta, pezzo per pezzo, in tempi
e luoghi molto diversi tra di loro… Poi un giorno ho deciso di
registrare le tracce delle mie canzoni, con il solo fine di non perderle
con il tempo, non godo di un’ottima memoria. Mi sono recato alla Music Tribe,
un centro musicale polifunzionale a Poggibonsi (Siena) e ho
incontrato Giulio Iozzi che ascoltando i pezzi ne è rimasto colpito e mi
ha proposto di arrangiarne qualcuno. Io ho accettato volentieri e da lì è
iniziato insieme un ‘viaggio’ che ci ha portato a produrre un album di 15 pezzi
intitolato Sangue di Giuda uscito
lo scorso 7 Novembre. I brani, a parte due, sono nati tutti dalla mia
penna e vestono tutti sonorità ‘popolari’, ma comunque molto diversi tra
di loro. I Temi che affronto sono tanti, personali e sociali, legati comunque
tra di loro da sfumature di vita quotidiana che appartengono a tutti».
Ciò che
mi piace di questo raccontarsi è la semplicità con cui Giuseppe Capuana fa
giungere a me il suo vivere e percepire le sensazioni rendendo tutto semplice
con il buongusto di un buon bicchiere di vino che scalda il cuore e insaporisce
il palato di note e di emozioni.
Tengo
per ultima solo una domanda relativa alle aspettative future e a ciò che
vorrebbe realizzare Giuseppe e anche questa risposta semplice e di grande
effetto mi colpisce molto soprattutto il fatto che con i suoi ricordi non
giudicanti si evince la discrezione e il grande rispetto per le vite altrui e
la considerazione delle persone come tali e non come adulatori qualunque.
«Mi piacerebbe
che le mie canzoni venissero percepite con leggerezza anche quando affronto
tematiche importanti come nel caso del brano 20-07-2001… che aiutino a ricordare e non a
giudicare».
Questo
è il video di Giuseppe Capuana relativo al brano
che dà il titolo al suo album:
Un
brano dalla sonorità particolare, dalle parole che si susseguono leggere quando
leggere non lo sono affatto… per me una piacevole scoperta questa giovane
promessa musicale che ringrazio per questa intervista che mi ha concesso e al
quale auguro di continuare a far danzare le emozioni sempre così elegantemente
come solo lui riesce a fare.
Grazie
a chi ha dedicato la sua attenzione a Giuseppe e anche a me che ne ho scritto.
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