Si alzò per
andare ad urinare che erano le tre in punto. Non accese la luce, neanche aprì
gli occhi, tanto la strada dal letto fino alla tazza la conosceva a memoria.
Appoggiò la mano al muro dietro il water tanto per prendere la mira ad occhi
chiusi, fece quel che doveva fare ascoltando il rumore del suo prodotto che
cadeva in acqua che testimoniava la sua buona mira anche a buio, tirò lo
sciacquone e girò su se stesso in direzione del letto cercando di non
svegliarsi del tutto per ripiombare tra le braccia di Morfeo o chi per lui
senza neanche accorgersi della minzione e della passeggiata che essa aveva
richiesto. Si sedette sul bordo del letto e si stese supino sotto il piumone.
Ma qualcosa non tornava.
Sentiva la testa
troppo bassa rispetto al solito e gli avvallamenti del vecchio materasso non
corrispondevano. Ebbe la netta impressione che quello non fosse il suo letto.
Anzi, ne fu sicuro. Allungò la mano in cerca dell’interruttore della lampada da
comodino ma trovò il nulla, il vuoto. Non c’era l’interruttore, non c’era la
lampada, non c’era il comodino. Fece per alzarsi ma un peso inconsistente sul
petto gli impedì di mettersi a sedere come era nelle sue intenzioni.
Sempre più
agitato cercò dalla parte opposta l’altro interruttore, quello a peretta che
pendeva dal centro della spalliera del letto e che comandava la luce grande.
Non c’era, l’interruttore, e non c’era nemmeno la spalliera del letto. Dietro
alla sua testa anziché il rassicurante consueto pezzo di legno scolpito da una macchina
a controllo numerico c’era il vuoto. La sua mano indugiò a mezz’aria alla
ricerca di qualcosa di solido ma non trovò niente.
Cominciò a
sudare freddo, freddo intenso e goccioline di sudore che colavano dalla fronte
verso le orecchie. Lacrime cominciarono a stillare dai bordi dei suoi occhi
spalancati nel buio pesto di quella che, era certo, non era la sua camera da
letto. Terrore e ansia e la consapevolezza di trovarsi in un luogo sconosciuto
gli annebbiarono i pensieri, la testa prese a girare, le mani a tremare, e un
dolore acuminato gli trafisse la spalla e il petto sempre più oppresso da quel
macigno invisibile e intangibile. Il respiro si fece corto, sempre più corto,
fece per gridare aiuto ma gli uscì solo un rantolo soffocato.
Lo trovarono così,
supino sul letto, con gli occhi sbarrati, steso al contrario, coi piedi sul
cuscino e la testa in fondo al suo vecchio letto
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