RACCONTI. C’ERA UN A VOLTA: FAVOLA A O REALTÀ - DI ANNA LISA MINUTILLO
C’era
una volta lo splendore e l’incanto dello sguardo che vagava per il mondo
sapendo che avrebbe incrociato prima o poi quello di altre persone che
navigavano alla ricerca dei sogni da realizzare.
C’era
una volta l’armonia dei giochi semplici, dei profumi e dei cortili che si
abbellivano sempre quando vi era un avvenimento da festeggiare, un istante da
fermare, un’emozione da catturare .
C’era
una volta il calore degli abbracci che si dispensavano come doni caduti dal
cielo, che contenevano tutte le parole non dette, tutte le promesse che si
volevano realizzare, tutte le speranze da rincorrere nei sorrisi e nei cuori di
chi senza bisogno di sentirci parlare, solo guardandoci si rendeva conto di
come stavamo.
C’era
una volta l’attesa di una telefonata a casa da fare o da ricevere di nascosto
per timore dei sentimenti, perché non si voleva far capire cosa stesse
accadendo alle nostre giovani vite tutte ancora da vivere, non si volevano
palesare i nostri primi batticuori per lo studentello dinoccolato ed anche un
po’ imbranato che dopo mesi e impegnandosi molto era riuscito a conquistarsi il
nostro numero di telefono.
C’era
una volta l’odore del Natale, il profumo degli agrumi e della cannella, il
calore della casa, le fiabe da leggere e condividere, i regali sotto l’albero
da scartare rigorosamente dopo la mezzanotte, i momenti da immortalare, i
bigliettini da leggere ad alta voce dove trovavamo il coraggio di scriverci ciò
che non riuscivamo a dirci durante l’anno e l’importante non era tanto il
regalo ma lo stare tutti insieme.
C’era
una volta l’amicizia quella vera quella disinteressata, quella che ti faceva
diventare complice e custode di segreti e di bugie, di marachelle da non
raccontare a nessuno, di esperienze da provare, delle prime sigarette fumate di
nascosto, delle prime “bigiate” a scuola ,dei primi appuntamenti quelli che ti
sconvolgevano il cuore e ti facevano pensare che quello fosse realmente
l’amore.
C’era
una volta la solidarietà, il possedere molto poco ma quel poco essere in grado
di suddividerlo in tanti piccoli spicchi che potessero illuminare anche se per
pochi istanti le vite altrui.
C’era
una volta la comprensione per chi stava peggio di noi, per chi non riusciva a
comprare tutti i mesi vestiti ai propri bambini ed allora li si aiutava, gli si
passava gli indumenti smessi ma sempre lindi di cui si aveva molta cura poiché
vi erano solo quelli.
C’era
una volta il cielo che ci soffermavamo spesso a guardare sia durante il giorno
che la sera quando si trapuntava di stelle ed illuminava le nostre notti,
quelle che dopo aver spento la lampada sul comodino sembravano diventare nere e
scure ma era solo questione di attimi e poi si illuminavano di sogni e stelle
eh si perché allora riuscivamo ancora a vederle le stellate.
C’era
una volta il mare, il suono della chitarra in spiaggia, i falò pieni di
fiammelle rosse e scoppiettanti che ti facevano diventare romantica, che ti
facevano fermare il tempo negli occhi di chi non sapeva quanto avevi iniziato
ad amare silenziosamente.
C’era
una volta la musica, i cantautori, i testi che riempivano di suggestione le
giornate, le parole che non riuscivi a dire mai ma che urlavi a squarciagola
quando le cantavi, c’era il ritmo, i primi balli, le prime uscite in discoteca,
l’entusiasmo per i primi passi verso l’indipendenza.
C’era
una volta la libreria che iniziava a riempirsi, questi testi che acquistavi
rinunciando magari ad un’uscita in più, quei libri che ancora ti accompagnano
oggi in cui ti rifugi chiudendo il mondo fuori, quelle poesie che ti
accompagnano da sempre, quel rumore di pagine che si girano di notte quando
tutti riposano e tu non vuoi smettere di leggere per riuscire a capire come
andrà a finire ciò che stai leggendo, l’odore della carta.
C’era
una volta il mare quel mare con le onde che facevano fragore, quel mare che
aveva fondali belli da togliere il fiato, quel mare in cui ti abbandonavi e su
cui a bordo di una piccola barchetta a remi ti allontanavi perché non ne avevi
mai abbastanza di guardarlo, di restare in sua compagnia e in cui ti tuffavi per
riemergere solo quando il fiato non ti bastava più, quel mare che oggi è stato
sporcato, che trasporta speranze e sogni ma spesso diventa la tomba dei sogni
di queste anime naviganti.
C’era
una volta la voglia di sognare senza il rischio di sentirsi ridicoli, la cura
per le nostre ambizioni, la voglia di fare, la voglia di reagire, il desiderio
di realizzare i propri obbiettivi senza arrendersi prima di averci provato
realmente.
C’era
una volta il silenzio quello vero che parlava al cuore e non ti tartassava la
testa con tutte queste futili voci che non danno valore aggiunto a ciò che in
anni hanno creato per poi distruggere.
C’era
una volta l’onestà, la trasparenza il rispetto per le vite altrui, l’integrità
morale, la cura per chi restava indietro.
C’era
una volta la semplicità, la libertà di poter esprimere un gesto senza il timore
di essere equivocati o di apparire falsi .
C’era
una volta l’amore quello puro, quello che non dava ansia, quello che ti
innalzava sopra il cielo perché non ti rendeva vittima di così tante uccisioni
come accade ora in nome del progresso e dell’apertura mentale.
C’era
una volta l’educazione, il rispetto per modi differenti di pensare, la
pazienza, il senso del sacrificio che non ti dava la competizione per
l’accettazione perché tu eri tu indipendentemente da ciò che possedevi o meno.
C’era
una volta il lavoro, quello che ti dava una dimensione nel mondo, quello che ti
permetteva di metterti alla prova, quello che ti dava un reddito e ti
permetteva di toglierti qualche soddisfazione una volta ogni tanto, ora ci sono
solo fabbriche vuote, piene solo dei ricordi che restano dentro quando tutto
cessa e smetti di vivere sereno anche tu.
C’era
una volta la scuola che ti formava, che ti aiutava a crescere a migliorare a
convivere con realtà differenti ma che soprattutto funzionava, le insegnanti
erano contente e diventavano quasi delle seconde mamme, ora quando va bene
vengono sfruttate e sostituite molto spesso senza permettere loro di dimostrare
il loro valore.
C’era
una volta ed ora non c’è più (o c’è molto poco) la politica che funzionava, gli
ideali che smuovevano generazioni, la voglia di essere giusti e di occuparsi
realmente e fattivamente del popolo, ora c’è la voglia di essere egoisti e
superficiali, di riempirsi le tasche a costo dei sacrifici altrui e quando si
viene scoperti si viene anche premiati .
C’era
una volta la pace, i colori ,le feste di paese, le danze popolari, i mercatini
con pochi prodotti ma buonissimi, i casolari di campagna che ora per vedere
dobbiamo sostituirli con gli agriturismi ma spesso non gli si avvicinano
nemmeno un po’.
C’era
una volta il camino che raccoglieva tutta la famiglia, i vicini di casa, i
parenti donando il gusto della convivialità, ora si rientra, ci si barrica in
casa e si ha il timore nel fare tardi la sera perché dobbiamo attraversare
angoli della città che temiamo.
C’era
una volta il coraggio di parlare, la voglia di reagire, il senso della
giustizia e della verità e ci siamo noi qui e ora, piccoli pezzetti di vita in
giro per il mondo, noi che non ci arrendiamo e che non vogliamo arrenderci, noi
che abbiamo ancora bisogno di vederla possibile questa favola, noi che spesso
temiamo che non cambierà mai ma che poi riusciamo ancora a stupirci per un
sorriso, un abbraccio inaspettato, una parola di conforto pronunciata in un
epoca dove le parole non si usano più.
C’era
una volta una bambina che si chiedeva come sarebbe diventata da grande ed ora
c’è una donna che non sa smettere di essere bambina. C’era una volta ed è
ancora qua e sempre resterà in chi non avrà il timore di restare uguale a se
stesso anche se gli scenari intorno continuano a mutare, anche se il mondo in
cui viviamo non è ciò che desideravamo, anche se l’alba non ha più gli stessi
colori di una volta ma continua ad esserci ed a preannunciare il nuovo giorno.
Questo
è il mio modo per augurare un periodo sereno a tutti voi, per ringraziare chi
legge ciò che scrivo e continuo a scrivere, di esserci anche quando non ci sono
io, di volare alto perché sa che io credo nei sogni e nelle aspirazioni
personali.
Questo
è il modo che ho ritrovato fra le dita di farvi capire che esistiamo nonostante
tutto e tutti, questo è il modo che ho trovato l’unico che conosco per parlare
ai vostri cuori che non hanno dimenticato le cose semplici, che ancora credono
possibile un tuffo nel blu che anche se non è blu come anni fa ha ancora il
potere di incantarci, di catturaci e di elevarci perché il mare della vita deve
essere attraversato, nutrito, navigato, compreso, cullato ma soprattutto amato.
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