A cosa serve il giorno della
memoria? A cosa serve ricordare l’olocausto anche se sono passati decenni? A
cosa serve celebrare questa giornata, riportare alla memoria gli orrori dell’ultima
guerra mondiale, rivedere quelle foto ingiallite, sfocate, vecchie, riascoltare
ancora una volta le testimonianze? Ancora serve?
La memoria deve essere
collettiva. Non può essere di una o di un’altra parte politica. Ricordare cosa
è accaduto a milioni di ebrei serve a evitare che questo si ripeta, a creare
una coscienza collettiva che ripudi e aborrisca ogni forma di violenza. La
memoria dell’olocausto deve accomunare tutti gli olocausti, sia quello più
terrificante che è stato quello nazi-fascista che quelli che si sono succeduti
nella storia senza sosta fino a oggi e tutte le stragi condotte in nome di un’ideologia.
Ha senso celebrare il Giorno della Memoria solo se questo riesce a unire
persone di diverse estrazioni politiche e culturali in un’univoca condanna
della violenza politica.
Oggi purtroppo questo ancora non
accade e ogni anno assistiamo alla stucchevole gara nel confrontare quale sia
la violenza più grande della storia: l’olocausto degli ebrei, le foibe, le
stragi del regime comunista sovietico, i genocidi razziali, per giungere alla
politica attuale, in particolare a quella medio-orientale, usando le violenze
riconosciute di una parte come per giustificare le violenze dalla stessa parte
subite in passato.
Questa mentalità è perversa.
Questa mentalità è la stessa che portò Hitler alle politiche di sterminio
razziale. Questa mentalità è pericolosa perché ancora giustifica la violenza e,
quindi, giustificherebbe chi la pratica per sostenere idee comuni.
Anche a questo serve il Giorno
della Memoria: a evidenziare quali sono, ancora oggi, le posizioni pericolose e
a distinguerle dalla mentalità positiva e costruttiva. Serve a mettere a nudo i
violenti, siano essi solo culturalmente tali. Serve a isolarli. I nostri giorni
stanno facilitando la cultura della violenza. Il Giorno della Memoria serva a
ricordarci quali possono essere le conseguenze di queste culture e queste
mentalità.
Luca Craia
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