“Creatura ruvida, irsuta e rozza, dotata di un grosso naso e di una coda
dal folto pelo e con solo quattro dita per ogni mano o piede”. Così
Wikipedia definisce il troll. Ma c’è anche un’altra definizione: “soggetto che interagisce con gli altri
tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza
senso, con l'obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi”.
Mentre non ho mai avuto il piacere di incontrare un troll del primo tipo,
quelli del secondo li conosco piuttosto bene e, a ondate, assalgono questo blog
e la relativa pagina Facebook. A ondate, poi, non è corretto perché qualche
troll solitario ogni tanto si affaccia, ma ci sono momenti precisi in cui
arrivano a branchi e sono quei momenti in cui l’Ape va a toccare qualche nervo
scoperto di una parte politica ben precisa e riconducibile a personaggi ben
precisi.
Il troll ha gioco facile: non usa
la sua identità ma se ne crea una fittizia. Sul profilo Facebook non ha foto,
non ha informazioni, non ha amici. Il profilo è uno strumento di guerra, come
fosse un coltellaccio arrugginito usato dal troll del primo tipo. E con lo
stesso intento: fare male. Il troll non fa sconti: attacca diretto, offende la
persona, sputa veleno e acido. Non lo fa casualmente: lo fa perché deve
ottenere uno scopo che è quello di fare innervosire, di fare scendere la sua
vittima al suo livello.
Sapevo che ci sarebbe stata una
nuova ondata di attacchi troll nel momento stesso in cui ho visto la reazione
del Vicesindaco alla foto ormai famosa della macchina di via Risorgimento. E
non sbagliavo. Del resto già qualche anno fa ebbi uno scontro (civile, ben
inteso) piuttosto duro con lui e alcuni suoi sostenitori proprio su queste
pagine e ne seguirono mesi di attacchi troll. Con ciò non voglio dire che ci
sia un mandante per queste incursioni mediatiche trogloditiche, lungi da me l’idea.
Dico soltanto che certi schieramenti politici annoverano tra i propri sostenitori
elementi abituati a usare questi metodi, metodi che, sicuramente, non giovano
alle suddette parti politiche. Certamente non danneggiano me per due motivi: il
primo è che ci sono abituato, il secondo è che, non dovendo per forza fare
calcoli politici perché non mi interessano, certe bassezze possono solo farmi
sorridere.
Luca Craia
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