Faccio mea culpa stamattina, dopo
un lungo esame di coscienza. Ho ragionato a lungo e ho sbagliato. Sono stato
cattivo a pubblicare su Facebook la foto della macchina del padre (mi pare di
aver capito, io non so che faccia abbia, figuriamoci se posso sapere che
macchina ha) del vicesindaco. Lo so, ho postato centinaia di macchine
parcheggiate a fallo canino, ma questa me la potevo proprio risparmiare.
Si, lo so, stava parcheggiata in
mezzo alla strada, su un dosso, in un incrocio, arrecava pericolo ai passanti,
ma suvvia: è una macchina importante. Se era di un povero cristo qualsiasi,
allora va bene, ma questa… l’ha detto anche il vice sindaco: “come mai non
fotografi le macchine in divieto di sosta appena 20 metri più avanti in
prossimità dei semafori di porta romana che intralciano il traffico e quelli
davanti ex macelleria di Pierina che spesso impediscono di salire verso via S.Ugo
eppure li dovresti veder bene. Evide(ntemente) non sono di parenti di qualche
assessore o consigliere di maggioranza. Se si vuol fare moralizzatore ed il
perbenista bisogna farlo sempre e con tutti. Non solamente con chi ti sta antipatico.
Solo per correttezza d informazione”. E c’ha ragione:
o fotografo tutte, ma proprio tutte le macchine parcheggiate male oppure meglio
che me ne sto a casa. Anche perché potrebbe accadermi quello che lo stesso
minaccia: “stai a posto tuo e fai le foto
alle tue proprietà e non dare fastidio prossimo che tanto ti si ritorce contro”.
Raccontiamo
la storia: qualche giorno fa (come spesso accade, le foto che pubblico non le
faccio tutte io) un lettore dell’Ape mi ha mandato alcune foto di via
Risorgimento per far vedere quanto sia difficile circolare in quella via. Alcune
le ho pubblicate subito, per una ho aspettato. Ho aspettato perché la macchina
era parcheggiata davanti alla casa natale del vicesindaco e il dubbio che fosse
di qualche parente m’è venuto e ho titubato (pensa un po’). Poi mi sono detto:
parente o non parente, la macchina è parcheggiata male, in palese divieto di
sosta, è pericolosa e io la foto la pubblico. E così ho fatto. Ho pubblicato la
foto cancellando la targa e quindi rendendo il tutto anonimo, facendo in modo
che si veda il peccato ma non il peccatore come ho fatto migliaia di volte,
persino con la macchina dei Carabinieri. Ma stavolta la macchina era di un parente del
vicesindaco.
Il
poveretto si è giustamente offeso: come mi permetto io di pubblicare una foto
di una persona a lui vicina? Anziana e con problemi di salute? Inutile
obiettare che se tutti gli anziani con problemi di salute lasciassero la
macchina in mezzo alla strada sarebbe un bel pasticcio, ma bisogna vedere di
chi sono parenti questi anziani. E chi ha osato commentare a favore della foto
è stato giustamente redarguito dal
nostro amministratore, tirando in ballo amici e parenti. Persino il mio defunto
padre è stato chiamato a testimoniare in suo favore. In sostanza: devo smettere di fare foto perche
se incidentalmente ritraggo possedimenti di nostri amministratori divento un
pessimo elemento. E questo sono e me ne vergogno tanto.
Del
resto, poi, la corte del suddetto amministratore non ha atteso per far partire
il coro di sostegno. Addirittura il poeta di corte ha scritto un sonetto in
endecasillabo giambico per testimoniare tutto il suo sdegno. I giullari e i
buffoni sono andati con le danze, Grima Vermilinguo non ha lesinato consigli e
anatemi sul reo (che sarei io). Insomma, s’è scatenato l’inferno (esagero: in
realtà sono i soliti quattro o cinque lacchè, ma fanno tanto rumore).
Tutto
questo mentre il mondo intero (e molta di questa gente) testimonia solidarietà
verso la libertà di stampa così duramente attaccata in questi giorni. Per
carità, non oso fare paragoni così arditi, ma anche la mia, di libertà di
espressione, tanto che non mi pare di avere offeso qualcuno, conterà un
pochetto o no? E comunque, la macchina era in divieto di sosta.
Luca Craia
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