Vi ricordate quanti sconquassi,
terremoti addirittura, preannunci di ecatombe c’erano stati durante i primi
mesi di governo della Giunta Mancini? Che fine hanno fatto i malumori, i mal di
pancia, le esternazioni feroci sui giornali (e su questo blog), gli intenti
bellicosi, i voti semicontrari? Tutto rientrato? Tutti d’amore (stranamore) e d’accordo?
Dubito.
Dubito perché i silenzi in
politica parlano, a volte, più delle parole, specie quando seguono parole
precise, specie quando, in certi ambienti, comunque le voci si ricorrono. C’è
un confine temporale da superare per fare il vero test di tenuta della
maggioranza e ci stiamo avvicinando a grandi passi: il rinnovo del Consiglio di
Amministrazione della Casa di Riposo. Sarà un atto politico difficile, anche perché
illecito nei tempi (il Consiglio di Amministrazione non è scaduto e c’è da
augurarsi che il Presidente Melchiorri faccia valere le sue ragioni, sia per
completare il buon lavoro fatto fino a oggi sia per ribadire un principio di
legalità). Sarà difficile, però, soprattutto perché ci sarà battaglia per le
nuove nomine. Anzi, probabilmente la battaglia è già in atto ma noi non lo
sappiamo.
Un posto in Consiglio di
Amministrazione è appetibile per molti, non tanto per gettoni o rimborsi quanto
per il prestigio. E non solo: la
Casa di Riposo muove persone, ospiti e dipendenti, può fare
accordi economici importanti, gestire il personale in modi diversi. Può fare,
in breve, politica a largo raggio, dove per politica si intende quell’insieme
di meccanismi che esulano dal rapporto eletto/elettore. A volerlo più di tutti,
pare evidente ma lo dicono anche voci insistenti, sembra siano il Presidente
Antonelli e il solito gruppo di Ubaldi, non pago di aver già raccattato più di
quanto il suo peso elettorale (per quanto ci si affanni a far credere il
contrario) possa consentire. Si tratta di inserire uomini vicini in posti
chiave; del resto la politica, quella antica, quella che faceva la vecchia
Democrazia Cristiana (ma la faceva meglio), funziona così.
Ed ecco che si pacificano i
ribelli: la De Luca, che
fece quasi cadere la maggioranza sulla votazione per la variante Bisacci,
sembra si sia in qualche modo accontentata. Antonelli e Ubaldi attendono il
rinnovo delle cariche. E quando questo ci sarà, probabilmente, qualcuno
resterà scontento. Vedremo. Intanto c’è
Basso (quello anziano) che è pronto a stampellare la maggioranza. In cambio di
cosa non sappiamo, ma certamente non per scopi umanitari.
E il Pd? Sembra appagato dalla
vicepresidenza di Perugini alla Provincia, non pare vogliano di più ma chissà,
probabilmente qualche pretesa l’avranno anche loro. Sembra però che
preferiscano lasciare gli scranni alti agli altri, se non altro proprio per
sopire le intemperanze e i malumori e tenere insieme questo strano puzzle
amministrativo.
E Sel? Incomprensibile, almeno
per ora, il loro atteggiamento. Non sembrano della partita, non chiedono nulla,
sono stati trattati a pesci in faccia e, ciononostante, rimangono “fedeli” alla
loro maggioranza. Eppure questa maggioranza l’hanno fatta traballare fin dall’inizio.
Eppure questa maggioranza non è propriamente inquadrabile in una politica di “sinistra”:
non c’è collegialità, non c’è scambio con la cittadinanza, non c’è una politica
sociale che possa essere definita tale. C’è, invece, una componente di destra
molto forte. La domanda è: che ci fanno lì in mezzo?
Il rinnovo delle nomine è molto
vicino: già a febbraio dovremmo cominciare a vedere i primi movimenti. Ci sarà
da divertirsi? Probabile.
Luca Craia
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