Ci sono piccoli particolari, che poi alla fine non sono neanche tanto
piccoli, che ci danno la misura dell’attaccamento alla propria terra, del bene
che si vuole alla propria città, delle dedizione con la quale si amministra un
paese. Sono segnali che indicano l’atteggiamento di chi amministra ma anche di
chi è amministrato, della sua partecipazione, attenzione alla realtà che lo
circonda e lo riguarda.
Quando un paese come Montegranaro degrada
inarrestabilmente per anni e il cittadino non si indigna, non si ribella ma
accetta le cose così come sono senza nemmeno imputare a chi è responsabile di
questo degrado le proprie responsabilità siamo di fronte a qualcosa che sembra
ormai senza speranza.
Vedere lo stato di abbandono dell’area sottostante l’anfiteatro di
largo Giovanni Conti fa male agli occhi e al cuore. Una struttura di recente
realizzazione che, bella o brutta che sia, è comunque costata dei bei soldi,
soldi pubblici non può essere abbandonata in questo stato, oltretutto a pochi
metri dal cuore della città, dove si fanno manifestazioni, dove ci si ritrova e
ci si incontra. C’era una fontana lì ma è stata gradualmente abbandonata dalle
amministrazioni comunali che si sono susseguite e distrutta dai vandali. L’amministrazione
Gismondi non se ne è mai occupata e la nuova giunta forse non sa nemmeno che
esiste.
Così come sembra ignorare l’esistenza dei bagni pubblici, realizzati
nel sotterraneo della struttura. Sarebbero un servizio pubblico importante ma
per entrarci occorre farsi l’antitetanica e chissà quale altra vaccinazione. Sporchi,
rovinati, distrutti, rappresentano il nostro grado di civiltà, la cura che abbiamo
per le nostre cose e l’amore per la nostra città. La politica non se ne occupa,
i cittadini non ne parlano, si girano di là. Quando il cittadino non si indigna
per queste cose non c’è più speranza, perché anche chi ha il dovere di
prendersene cura si sente autorizzato a fregarsene. Ecco perché vedo molto male
il nostro futuro.
Luca Craia
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