Sentire Salvini che fa le sue sparate mediatiche a caccia di un altro
paio di consensi mi fa rabbrividire e capire che, forse, in Italia la questione
dell’immigrazione clandestina sia davvero irrisolvibile. Il panorama, di per sé, è facilmente
analizzabile: da un lato ci sono gli atteggiamenti ipocriti delle sinistre, con
la loro – per quanto condivisibile, irrealizzabile – idea di accoglienza senza
riserva alcuna che poi, alla prova dei fatti, si risolve in un sistema di
agganci e aderenze tutto impernato sul lucro a scapito dei poveri cristi
sbarcati di qua e di là. Una politica di immigrazione suicida, costosissima,
che da una parte mette l’immigrato irregolare nella condizione di scappare
quanto prima e darsi alla totale clandestinità per sfuggire a un sistema che,
volendolo – sulla carta – tutelare, lo condanna a un’esistenza precaria per un
periodo di tempo indefinito, mentre dall’altra parte favorisce un sistema economico
che sfrutta la situazione e ingrassa l’amico e l’amico dell’amico con la totale
copertura di un ipocrita buonismo.
Dall’altro lato, invece, c’è il populismo becero, disumano, ignobile
che spesso viene interpretato da questo o quell’esponente politico che,
cavalcando la paura e l’oggettiva insostenibilità dello stato delle cose, punta
soltanto a guadagnare un voto o un consenso. È la politica degli slogan, delle
magliette urlanti, del discorso da bar tra avvinazzati che, però, interpreta –
unica voce – quello che è un legittimo sentimento di profonda preoccupazione da
parte del cittadino.
La realtà, che nessuno dice perché non porta profitto e non fa
guadagnare voti, è che l’immigrazione è un problema sociale serio che va
risolto razionalmente sganciandosi da logiche economiche o elettorali. Se
umanamente è impensabile non soccorrere esseri umani in pericolo di vita e dare
loro il primo supporto per salvaguardarne la salute, è altrettanto impensabile
che una Nazione come la nostra possa caricarsi del peso di una sostanziale
invasione umana e culturale. Va anche detto, senza ipocrisie, che la società
multietnica non è realizzabile e il pensiero ad essa legato è fallito di fronte
ai fatti. Conciliare culture sostanzialmente antitetiche alla nostra è
impossibile e pericoloso.
Per esemplificare, i fatti dimostrano che la cultura musulmana, quando
strettamente legata alla religiosità come nella maggior parte dei soggetti
immigrati da paesi maomettani, non è integrabile con la nostra per il semplice
fatto che quella stessa cultura ha insito in sé in concetto di soppiantare le
altre culture anche con l’uso della forza. Nello stesso modo è impossibile
concepire un’integrazione con sistemi economici orientali, del tipo cinese, per
capirsi, che non accettano la nostra concezione di rispetto dei diritti e delle
regole e impianta nel nostro Paese un’economia che ne distrugge gradualmente
quella autoctona come un cancro.
È quindi necessario regolamentare i flussi migratori, trattenere solo
gli immigrati che possano integrarsi e riportare a casa, con il rispetto umano
dovuto, quelli che non potranno avere un inserimento nella nostra società. Lo
straniero che non ha un lavoro deve essere espulso. Lo straniero che delinque
deve essere espulso. Lo straniero che non dimostri la propria integrazione
sociale, anche con fatti concreti come la conoscenza dei costumi e l’uso
corretto della lingua, non può avere la cittadinanza. Lo straniero va riportato
a casa fin dal suo ingresso in Italia, dopo aver ricevuto i soccorsi necessari.
Il costo del rimpatrio sarà senz’altro più basso del costo sociale del suo
inserimento sostanzialmente impossibile.
Luca Craia
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