A qualcuno sembrerà una specie di fissazione, una forma maniacale,
qualcuno magari lavora anche per far passare questa visione tanto per
screditare un po’ una rottura di scatole, per cui credo sia opportuno spiegare perché
questo blog e la relativa pagina Facebook si accaniscono tanto nel pubblicare e
denunciare quelli che qui definiamo “parcheggi creativi”.
Il parcheggio creativo, ossia quel modo diffuso ovunque ma
particolarmente amato a Montegranaro di lasciare la macchina dove capita, in
barba a divieti e codice della strada nonché al rispetto per il prossimo, è un
malcostume, se vogliamo, di lieve entità che talvolta può creare disagi anche
gravi. Una vettura parcheggiata ostruendo la circolazione non è solo un peccato
veniale. Una vettura parcheggiata indebitamente sui posti riservati ai disabili
è inqualificabile.
Ma non è solo questo il motivo per cui mi piace (e piace anche a tanti
lettori, visto che la maggior parte delle foto che pubblico arrivano da loro),
anzi: il motivo principale è che questo malcostume è un simbolo. Simboleggia
arroganza e presunzione. Simboleggia quell’atteggiamento molto diffuso nel
nostro paesello che dice “c’ho i soldi e faccio come mi pare, fammi la multa
che la pago”. Simboleggia, in alcuni casi (quando la macchina è del politico o,
addirittura, dell’istituzione) quel modo italiano di utilizzare il potere,
quell’impunità che deriva dalla carica o dalla divisa. Pensateci: non è cosa da
poco. Questi atteggiamenti sono alla base di comportamenti ben più gravi, di un’impostazione
culturale profondamente sbagliata, socialmente dannosa.
La gente si arrabbia molto quando vede la propria macchina immortalata
sull’Ape Ronza. Si arrabbia perché ognuno crede di non fare nulla di male, “che
sarà mai, cinque minuti, vado di fretta”. Ma se una regola c’è va rispettata. E
la devono rispettare per primi quelli che le regole le fanno e quelli che
devono fare in modo che gli altri le rispettino. Quando pubblicai la foto di
una macchina di quelle col lampeggiante parcheggiata nei posti riservati ai
disabili, ricevetti una telefonata dal responsabile di quella vettura che,
invece di giustificarsi, mi disse “non ti preoccupare Craia, che a te ci penso
io”. Brividi. I politici ripresi nei loro parcheggi creativi vanno su tutte le
furie e mi insultano “a pezza” su Facebook. Questo mi dice che sto facendo
bene. Continuerò.
Luca Craia
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