Il giorno 30 novembre 2013 io, Sabina Salusti, Antonella Leoni e Simone
Perticarini, nel corso di una esplorazione sotterranea legata alla mappatura
degli ipogei, entrammo in una stanza di dimensioni pressochè quadrate, di circa
tre metri per tre per un’altezza di circa 5 metri, che è ubicata alle spalle
del palco del teatrino della Pievania. Per accedervi abbiamo percorso uno
stretto cunicolo a cuspide al quale si arriva dalla casa parrocchiale e dal
teatrino stesso. Le pareti affrescate, anche se fortemente lacunose, e la
presenza di una monofora posta a oltre quattro metri di altezza indicano che il
vano è definibile come cappella o sacrestia appartenente all’antica Pieve del
SS.Salvatore che sappiamo essere stata lì ubicata. È bene chiarire che il vano
era del tutto dimenticato, tanto che l’allora parroco don Umberto, che ci
aspettava fuori dal cunicolo, ammise di non saperne nulla. Abbiamo, quindi,
ragione di ritenere di essere stati i primi ad accedervi da molto tempo e che,
pertanto, se si parla di scoperta questa debba essere a noi attribuita.
Lo scorso 22 marzo l’amico Daniele Malvestiti, storico locale, entrava
anch’egli nella cappella (o sacrestia) ritenendo e scrivendo sulla sua pagina
Facebook, salvo poi rettificarsi dietro mia sollecitazione, di averla ritrovata
per primo. In riferimento alla finestra affermava che si trattava di una
nicchia. L’affermazione mi lasciò di stucco tanto che oggi, incontrando l’amico
storico dell’architettura Medardo Arduino, gli ho chiesto un parere
professionale. Ovviamente questo si basa solo sul materiale fotografico e,
quindi, andrebbe verificato sul posto. Però, dalle immagini, pare piuttosto
evidente che la conformazione del manufatto sia tipica di una monofora
strombata romanica. Inoltre è difficile pensare a una nicchia, vista l’altezza
dal suolo che la renderebbe inutile.
Lo stesso dicasi per l’ipotesi di un’edicola, che per forma potrebbe
essere più simile, ma che, posta a quattro metri di altezza dal suolo, sarebbe
un caso quasi unico, visto che qualsiasi tipo di devozione (a quello servivano
le edicole) è inficiata dalla distanza dal fedele. Pertanto abbiamo ragione di
ritenere che si tratti di una finestra monofora, come già asserito all’epoca.
Per quanto riguarda le figure che Malvestiti intende vedere sullo sfondo,
ritengo si tratti di macchie dovute al tempo e agli agenti atmosferici che
hanno creato una sorta di figura sulla tamponatura della finestra murata.
Rimane, quindi, molto interessante la posizione di tale monofora che
guarda verso Porta Marina e, quindi, è stata presumibilmente tamponata con la
costruzione di Palazzo Conventati. Quindi, prima di quest’ultima, in quella
direzione c’era il vuoto, il che lascia aperte diverse ipotesi, la più
affascinante delle quali è quella di cui ho già parlato e che si riferisce alla
possibilità della presenza di una prima cinta muraria a ridosso della Pieve,
della quale forse la Torre dell’Annunziata era parte fortificata.
Luca Craia
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