Si fece un gran rumore, qualche tempo fa, sulla questione dei campi
sportivi attigui alla chiesa di San Liborio, chiusi ai giovani da tempo e senza
un motivo plausibile. Ricevetti diverse sollecitazioni a occuparmene e a tutti
risposi di pazientare, perché stava arrivando un nuovo Parroco e che le cose
sarebbero potute cambiare senza tanto clamore. Infatti sono cambiate.
I Montegranaresi sono gente caparbia, che quando si mette in testa una
cosa la fa, costi quel che costi. Del resto a San Liborio, c’era un prete, quel
prete che ha fatto, fabbricato, la chiesa dopo aver celebrato per anni in un
garage, andando avanti a testa bassa come se non ci fosse un domani. E dal
niente, quel prete, ha fatto una chiesa e, soprattutto, una comunità. Quella
comunità oggi fa vedere quello che vale. E lo fa nello spirito che muove e deve
muovere una comunità: il bene comune. Lo fa nel ricordo, conscio o non conscio,
di quel prete matto, spregiudicato, fantastico che è stato don Carlo Leoni.
L’oratorio di San Liborio rinasce perché ci sono volontari che si
impegnano per mandarlo avanti, perché ci sono preti che si impegnano a fare i
preti, perché c’è una comunità che si sente tale. Questo è un fatto notevole,
una notizia, una novità nella Montegranaro moderna così appiattita nella
quotidiana lotta per sopravvivere in un momento difficile. Eppure Montegranaro,
quando serve, sa dare il meglio di sé.
Ora San Liborio sta tracciando una strada. L’oratorio è un patrimonio,
che siamo credenti o no. È lo strumento per aggregare, ritrovarsi e sentirsi
comunità. È un’esperienza pilota che va portata in tutti i quartieri. È bello
vedere San Liborio, un tempo la parte più moderna e dinamica della città e ora
vittima di un degrado incolpevole, riappropriarsi del proprio ruolo. Speriamo
che sia propulsore di evoluzione per tutto il paese. Ce n’è grande bisogno.
Luca Craia
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