lunedì 13 luglio 2015

Il razzismo in tempi di crisi



Dispiace sentirsi chiamare razzisti, specie quando di sa di non esserlo, quando la propria storia personale parla di tutt’altro, quanto chi ti ci chiama non fa nemmeno il minimo sforzo per cercare di capire il tuo punto di vista. Vivo nel centro storico di Montegranaro, luogo dove gli stranieri sono tanti, forse più degli Italiani. I miei figli sono cresciuti giocando con gente di tutte le culture del mondo. In casa mia sono passati bambini di tutte le razze ed estrazioni, hanno condiviso i miei spazi e il mio cibo con i miei ragazzi. Ho amici di tutte le parti del mondo. Scambio pensieri ed emozioni con gente di ogni razza e cultura. Ma giudico la presenza straniera in Italia, nel contesto attuale, un problema grave. È la prima volta che parlo, quasi a giustificarmi, dei mie rapporti con altre culture. Non l’ho mai fatto perché ho sempre pensato che fosse un fatto naturale, una cosa di cui non ci si deve vantare perché è normale. Poi arriva uno di cui non hai mai sentito la voce che ti dice: “ti tolgo l’amicizia su Facebook perché sei razzista”. E tu pensi, tolto lo scarso valore che do all'amicizia solo su Facebook, quella senza carne e ossa: Dice a me? Come fa a dirlo? Non mi conosce? Non sa nulla di me, della mia vita, della mia storia. Ma mi etichetta così duramente da togliermi ogni possibilità di spiegare, ammesso che io voglia spiegare.
E con lui non ho nulla da spiegare, uno che fa così è meglio perderlo che trovarlo. E non mi sento in dovere di spiegare nulla a nessuno. I miei amici veri sanno chi sono. Inoltre la mia posizione sull’argomento immigrazione l’ho ampliamente spiegata in precedenza e chi ne avesse voglia può andarsi a cercare quello che ho scritto. Ma non voglio essere strumentalizzato, visto che, comunque, ci sono diverse persone che seguono quello che scrivo. E allora ribadisco: l’immigrazione incontrollata è un problema, per l’Italia in primis, ma per l’immigrato stesso. Servono regole più certe e sicure. Serve una politica più concreta. L’integrazione non passa attraverso benefici economici, passa attraverso lo sforzo comune di condividere la propria cultura. Ritengo la cultura musulmana difficilmente integrabile perché antitetica alla nostra. Ritengo l’assistenzialismo ipocrita della sinistra dannoso, forse prima di tutto per gli stranieri stessi. Penso che il Popolo Italiano debba comunque venire prima di tutti, almeno a casa sua. Credo che sia necessario rivedere tutta la nostra politica sull’immigrazione che, se in tempi economicamente più floridi poteva essere proficua in qualche modo, oggi, con la crisi violenta che affligge il popolo italiano, è completamente sbagliata.
Sono per questo razzista? Forse, ma io non mi ci sento. Mi sento più una persona razionale, al di fuori da ideologie e tornaconti politici, che guarda il problema con la lucidità di chi lo vive. Poi, del giudizio di gente lontana da me, posso anche infischiarmene.

Luca Craia

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