C’è stato senz’altro un fortuito incastro di casualità per far uscire
l’articolo sul grande impegno dell’Università di Camerino, un articolo
che parla di storia altomedievale nella valle del Chienti, proprio il giorno del
Convegno che tratta di Carolingi, appunto, nella valle del Chienti. Altrimenti
dovremmo pensare che i professori accademici abbiano applicato complicati
calcoli per far coincidere le due cose. Preferisco immaginare che si sia
trattato di fatalità.
Così come, pure, credo sia fatalità il fatto che il professor
Pambianchi mai cita una parola una riferibile ai carolingi, o che, magari,
faccia un qualche tipo di riferimento alle intuizioni di quel Giovanni
Carnevale che domenica a Montegranaro celebravamo e che, per primo, ha
formulato ipotesi su San Claudio e la valle del Chienti. Casualità che il dotto
Pambianchi abbia avuto intuizioni molto simili, anche se con decenni di ritardo
rispetto a quelle del Salesiano.
Casuale, probabilmente, anche che le conclusioni che si riportano nel
suddetto articolo di giornale siano poi le stesse pubblicate qualche tempo fa
dal Comando Carabinieri a Tutela del Patrimonio
Culturale di Ancona, e coincidano con le indagini
georadar del professor Cardarelli e dell’ingegner Morresi.
Tante coincidenze, davvero, tanto che si potrebbe anche pensare che Pambianchi
non citi quanto sopra per altri motivi. Solo che non mi viene in mente nulla per
il quale si possano fare delle omissioni o si possa prendere spunto da studi
altrui senza citare gli altrui. Che poi, tutto sommato, nemmeno quei
sostanziosi contributi di cui gode il progetto PicHer (così si chiama lo studio dell’Unicam,
originale almeno nel nome) potrebbero giustificare l’ingrato comportamento di
chi salta su cavalli altrui e gli cambia pure nome. Ma non è questo il caso. Qui
siamo di fronte soltanto a una serie di curiose coincidenze.
Luca
Craia
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