Quante polemiche intorno a quei campetti. Ricordo gente che mi
telefonava o mandava messaggi perché l’Ape si occupasse della faccenda dei
giochi negati ai bambini di San Liborio. E le motivazioni erano sostanzialmente
fondate: non era giusto impedire ai giovanissimi di un quartiere l’uso di spazi
aggregativi importanti. Non era giusto perché quegli spazi erano stati creati
con il sacrificio di tanta gente di San Liborio ma anche e soprattutto perché è
nello spirito del buon pastore chiamare a sé i giovani e dare loro opportunità
di crescita importanti quali possono essere quegli spazi. A tutti quelli che mi interpellarono risposi
la stessa cosa: stava arrivando un nuovo parroco ed era saggio attendere perché
le cose sarebbero sicuramente cambiate. Non sbagliavo.
Oggi c’è un nuovo sacerdote a guidare le tre parrocchie di
Montegranaro, un sacerdote che ha saputo combinare l’esperienza del vecchio con
l’entusiasmo dei suoi giovani collaboratori, che ha saputo fare incontrare le
esigenze della parrocchia con quelle della gente del quartiere e dei ragazzi.
Don Sandro è arrivato a Montegranaro che già probabilmente aveva l’idea dell’oratorio
in gestazione. Ha trovato terreno fertile e l’iniziativa è partita velocemente,
anche grazie all’impegno dei co-parroci e dei volontari. E di volontari ne ha
trovati molti, anche se ne servono di più. A tal proposito mi piacerebbe vedere
quanti di coloro che all’epoca si stracciavano le vesti (qualcuno mi ha anche biasimato
per il mio rifiuto a occuparmi della cosa) ora si stanno adoperando per aiutare.
L’oratorio è un bene prezioso per San Liborio e, se ho ben capito i
progetti di Don Sandro, l’idea dovrebbe estendersi a tutte e tre le parrocchie.
L’oratorio è un luogo di incontro, di gioco, di svago, ma è anche un momento di
crescita perché tutto questo è accompagnato da adulti attenti e vigili. Non è
un momento di coercizione religiosa come qualcuno pensa anche un po’ in
malafede. È un servizio che la Parrocchia dà alla comunità e per questo va
sostenuta e aiutata, anche da coloro che non credono, perché l’oratorio è un
patrimonio per tutti i ragazzi di Montegranaro.
Luca Craia
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