Ancora una volta il Consiglio Comunale di Montegranaro da, a chi ha la
costanza di assistervi, in streaming, per radio o, persino, in sala, la
possibilità di vedere uno spettacolo antropologicamente interessante e,
allo stesso tempo, sconfortante. I politici, per quanto siano da noi elettori
vituperati, sono l’espressione, nel bene o nel male, dolenti o volenti, della
nostra società civile, perché o li eleggiamo e, quindi, sono lì in nostra vece,
o perché non andiamo a votare e, quindi, sono lì per nostra colpa. Ieri sera
abbiamo visto cose che voi umani eccetera eccetera.
Potrei iniziare parlandovi del fatto che ora va di moda iniziare ogni
discorso chiarendo che non c’è nulla di personale in quello che si dice. Perché
questa esigenza? Forse si comincia a capire che si è scesi troppo di livello?
Che la persona dovrebbe essere rispettata a prescindere se si è o non è d’accordo
con quello che dice e pensa? Magari, meglio tardi che mai.
Potrei continuare con la paternale cosmica di Gianni Basso che, dall’alto
della sua millenaria esperienza da plurisindaco, regala consigli non richiesti
ma anche potenziali ciambelle di salvataggio alla maggioranza, chiarendo in
maniera definitiva che lui ora è all’opposizione ma che, fosse necessario, il
saldo dall’altra parte ancora potrebbe farlo nonostante gli acciacchi dell’età.
Chissà, magari comincia a vedere in lontananza la sedia del Presidente del
Consiglio che potrebbe liberarsi. Insulta i giornalisti, ricorda le ragioni per
cui ha segato le gambe al suo ex pupillo Gastone, ci rifà per l’ennesima volta
l’elenco di tutte le cose buone che ha fatto per noi durante il suo regno e
cazzia con grazia Perugini & Company. Basso è sempre spettacolare.
Potrei soffermarmi sull’intervento di Beverati ma, come al solito, mi
sono addormentato dopo 37 secondi e non ho capito quasi niente di quello di cui
ha parlato, se non che lui già sapeva che fine avrebbe fatto l’Euro prima di
tutti, battendo sul tempo persino il Divino Otelma. Dormendo ho anche capito
che i piccioni li ha contati insieme al veterinario, quindi è molto certo che
non siano più di 500. I problemi in matematica sono molto diffusi e possono
essere aggravati dalle esalazioni dell’erba murarola, presente massicciamente
lungo le strade del centro storico.
Potrei anche raccontarvi di come il Sindaco abbia fatto una sonora
sgridata ai suoi scolaretti, ne abbia mandata una metà in castigo dietro la
lavagna, un terzo in ginocchio sul granturco e un paio, i suoi prediletti, li
ha salvati. Minacce di querele e azioni legali a pioggia sia dalla maestra che
da Perugini. Un clima molto disteso, non c’è che dire, che tocca il suo apice
quando Lucentini si permette di fare una domanda alla sempre silenziosissima
assessora ai servizi sociali e Ubaldi si ricorda di essere anche avvocato e
comincia a sbraitare a microfono spento manco fosse la buonanima di Funari. A
proposito, ma la Strappa ha mai proferito parola in Consiglio Comunale?
Comunque, poi, a onor del vero, Ubaldi, a fine seduta, fa un bel mea culpa al
quale, francamente, non siamo abituati. Anche lui, comunque, non esita a insultare per bene il collega giornalista che scrive per la stessa testata per cui scrive lui.
A proposito di silenzi, potrei raccontarvi della presente assenza di
alcuni consiglieri dei quali non abbiamo ancora capito l’utilità se non per far
numero quando si vota. Sono consiglieri attenti, secondo Carlo Pirro, che a una
cert’ora ne vede brillare gli occhi e interpreta la cosa come un’attenzione per
quanto silenziosa. Ma forse erano solo lacrime di sonno.
Potrei anche raccontarvi dell’assessore ai lavori pubblici nonché Presidente
dell’inutile Provincia di Fermo che ci spiega candidamente che, per i lavori in
via Gramsci, è stato preferito recuperare quanto più possibile delle vecchie
suppellettili per non spendere troppo visto che, comunque, l’area è soggetta a
frane e, quindi, meglio risparmiare. Come dire: ci abbiamo speso mezzo milione
ma potrebbe andare giù tutto di nuovo quando meno te lo aspetti.
Invece vi racconterò del gran fumo che ho visto. Sembrava che fosse un
incendio ma poi si è capito che il fuoco praticamente non c’era. Una specie di
fuoco di paglia ma, invece della paglia c’erano le deleghe di Sel, bruciate,
sì, ma con parsimonia, senza troppo clamore. Sarebbe stato un bell’incendio se
i due consiglieri di sinistra avessero votato contro al bilancio, invece, nonostante
una dichiarazione di voto anche piuttosto bellicosa, poi si sono astenuti. Ho
chiesto per messaggio a Marilungo e Di Chiara come mai e mi hanno risposto che
questo è un cartellino giallo. E quello rosso quando lo tiriamo fuori? Quando hanno
rotto qualche gamba? Forse è il caso di cambiare coordinatore o segretario che
dir si voglia. Forse certi ragionamenti da proto prima repubblica non
funzionano più. Marilungo dice che ancora crede nel progetto di questa
coalizione e vuole aspettare prima di creare qualche problema nel realizzarlo.
Non si è accorto, Marilungo, che il progetto non c’è più, se mai c’è stato.
Glie l’hanno fatto credere e Sel, a quanto pare, è ancora l’unica che ci crede.
Oppure sta aspettando qualcos’altro che mai verrà. Quanti schiaffi dovranno
ancora prendere dai colleghi di “progetto” per capire che in questa maggioranza
sono ininfluenti? Specie con Basso pronto a votare a favore?
Infine vi racconto di Antonelli, Presidente del Consiglio solitario,
senza un partito o una struttura dietro. Antonelli mostra coerenza con le
proprie idee e col ruolo che ricopre. E coraggio. Non condivide parte del
bilancio ma è anche organo istituzionale. Si astiene e fa bene. Cosa poi
accadrà lo vedremo. Forse la maestra lo metterà in castigo. Forse verrà
espulso. Basso (quello basso) è lì pronto. Staremo a vedere.
Luca Craia
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