venerdì 17 luglio 2015

Montegranaro e il triste panorama politico



Ancora una volta il Consiglio Comunale di Montegranaro da, a chi ha la costanza di assistervi, in streaming, per radio o, persino, in sala, la possibilità di vedere uno spettacolo antropologicamente interessante e, allo stesso tempo, sconfortante. I politici, per quanto siano da noi elettori vituperati, sono l’espressione, nel bene o nel male, dolenti o volenti, della nostra società civile, perché o li eleggiamo e, quindi, sono lì in nostra vece, o perché non andiamo a votare e, quindi, sono lì per nostra colpa. Ieri sera abbiamo visto cose che voi umani eccetera eccetera.
Potrei iniziare parlandovi del fatto che ora va di moda iniziare ogni discorso chiarendo che non c’è nulla di personale in quello che si dice. Perché questa esigenza? Forse si comincia a capire che si è scesi troppo di livello? Che la persona dovrebbe essere rispettata a prescindere se si è o non è d’accordo con quello che dice e pensa? Magari, meglio tardi che mai.
Potrei continuare con la paternale cosmica di Gianni Basso che, dall’alto della sua millenaria esperienza da plurisindaco, regala consigli non richiesti ma anche potenziali ciambelle di salvataggio alla maggioranza, chiarendo in maniera definitiva che lui ora è all’opposizione ma che, fosse necessario, il saldo dall’altra parte ancora potrebbe farlo nonostante gli acciacchi dell’età. Chissà, magari comincia a vedere in lontananza la sedia del Presidente del Consiglio che potrebbe liberarsi. Insulta i giornalisti, ricorda le ragioni per cui ha segato le gambe al suo ex pupillo Gastone, ci rifà per l’ennesima volta l’elenco di tutte le cose buone che ha fatto per noi durante il suo regno e cazzia con grazia Perugini & Company. Basso è sempre spettacolare.
Potrei soffermarmi sull’intervento di Beverati ma, come al solito, mi sono addormentato dopo 37 secondi e non ho capito quasi niente di quello di cui ha parlato, se non che lui già sapeva che fine avrebbe fatto l’Euro prima di tutti, battendo sul tempo persino il Divino Otelma. Dormendo ho anche capito che i piccioni li ha contati insieme al veterinario, quindi è molto certo che non siano più di 500. I problemi in matematica sono molto diffusi e possono essere aggravati dalle esalazioni dell’erba murarola, presente massicciamente lungo le strade del centro storico.
Potrei anche raccontarvi di come il Sindaco abbia fatto una sonora sgridata ai suoi scolaretti, ne abbia mandata una metà in castigo dietro la lavagna, un terzo in ginocchio sul granturco e un paio, i suoi prediletti, li ha salvati. Minacce di querele e azioni legali a pioggia sia dalla maestra che da Perugini. Un clima molto disteso, non c’è che dire, che tocca il suo apice quando Lucentini si permette di fare una domanda alla sempre silenziosissima assessora ai servizi sociali e Ubaldi si ricorda di essere anche avvocato e comincia a sbraitare a microfono spento manco fosse la buonanima di Funari. A proposito, ma la Strappa ha mai proferito parola in Consiglio Comunale? Comunque, poi, a onor del vero, Ubaldi, a fine seduta, fa un bel mea culpa al quale, francamente, non siamo abituati. Anche lui, comunque, non esita a insultare per bene il collega giornalista che scrive per la stessa testata per cui scrive lui.
A proposito di silenzi, potrei raccontarvi della presente assenza di alcuni consiglieri dei quali non abbiamo ancora capito l’utilità se non per far numero quando si vota. Sono consiglieri attenti, secondo Carlo Pirro, che a una cert’ora ne vede brillare gli occhi e interpreta la cosa come un’attenzione per quanto silenziosa. Ma forse erano solo lacrime di sonno.
Potrei anche raccontarvi dell’assessore ai lavori pubblici nonché Presidente dell’inutile Provincia di Fermo che ci spiega candidamente che, per i lavori in via Gramsci, è stato preferito recuperare quanto più possibile delle vecchie suppellettili per non spendere troppo visto che, comunque, l’area è soggetta a frane e, quindi, meglio risparmiare. Come dire: ci abbiamo speso mezzo milione ma potrebbe andare giù tutto di nuovo quando meno te lo aspetti.
Invece vi racconterò del gran fumo che ho visto. Sembrava che fosse un incendio ma poi si è capito che il fuoco praticamente non c’era. Una specie di fuoco di paglia ma, invece della paglia c’erano le deleghe di Sel, bruciate, sì, ma con parsimonia, senza troppo clamore. Sarebbe stato un bell’incendio se i due consiglieri di sinistra avessero votato contro al bilancio, invece, nonostante una dichiarazione di voto anche piuttosto bellicosa, poi si sono astenuti. Ho chiesto per messaggio a Marilungo e Di Chiara come mai e mi hanno risposto che questo è un cartellino giallo. E quello rosso quando lo tiriamo fuori? Quando hanno rotto qualche gamba? Forse è il caso di cambiare coordinatore o segretario che dir si voglia. Forse certi ragionamenti da proto prima repubblica non funzionano più. Marilungo dice che ancora crede nel progetto di questa coalizione e vuole aspettare prima di creare qualche problema nel realizzarlo. Non si è accorto, Marilungo, che il progetto non c’è più, se mai c’è stato. Glie l’hanno fatto credere e Sel, a quanto pare, è ancora l’unica che ci crede. Oppure sta aspettando qualcos’altro che mai verrà. Quanti schiaffi dovranno ancora prendere dai colleghi di “progetto” per capire che in questa maggioranza sono ininfluenti? Specie con Basso pronto a votare a favore?
Infine vi racconto di Antonelli, Presidente del Consiglio solitario, senza un partito o una struttura dietro. Antonelli mostra coerenza con le proprie idee e col ruolo che ricopre. E coraggio. Non condivide parte del bilancio ma è anche organo istituzionale. Si astiene e fa bene. Cosa poi accadrà lo vedremo. Forse la maestra lo metterà in castigo. Forse verrà espulso. Basso (quello basso) è lì pronto. Staremo a vedere.

Luca Craia

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