Mi perviene il testo della lettera inviata dal MIUR alle scuole italiane quale chiarimento alle tante perplessità manifestate da genitori e docenti circa larticolo 1 comma 16 della nuova legge di riordino della scuola. Lo pubblico integralmente ad uso di chi volesse documentarsi.
Pervengono
al MIUR numerose richieste di chiarimenti, sia da parte di dirigenti scolastici
e docenti che di genitori, riguardo a una presunta possibilità di inserimento
all’interno dei Piani dell’Offerta Formativa delle scuole della cosiddetta “Teoria
del Gender” che troverebbe attuazione in pratiche e insegnamenti non
riconducibili ai programmi previsti dagli attuali ordinamenti scolastici.
Soprattutto
tra i genitori si è riscontrata un forte preoccupazione derivante anche dalla
risonanza mediatica di informazioni non sempre corrette e obiettive.
Si
ritiene pertanto indispensabile da parte dell’Amministrazione fornire ulteriori
chiarimenti
a
integrazione di quanto già comunicato nella nota del 6 luglio 2015, trasmessa a
tutte le scuole, sui corretti adempimenti relativi al POF.
I maggiori
dubbi dei genitori scaturiscono da una non corretta interpretazione del comma
16 della legge 107/2015 di Riforma su “La Buona Scuola” che recita
testualmente: “Il piano triennale dell'offerta formativa assicura
l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole
di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione
della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di
informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle
tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge14 agosto 2013,
n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.
119”.
La
previsione di tale disposizione risponde all’esigenza di dare puntuale
attuazione ai princìpi costituzionali di pari dignità e non discriminazione di
cui agli articoli 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza,
di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica
e sociale del Paese), 4 (la Repubblica riconosce a tutti i
cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo
questo diritto), 29 (La
Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata
sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica
dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità
familiare), 37 (La donna lavoratrice ha gli stessi diritti
e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore. Le
condizioni di lavoro devono consentire l'adempimento della sua
essenziale funzione familiare e assicurare alla madre e al bambino una
speciale adeguata protezione. La legge stabilisce il limite minimo di età per
il lavoro salariato. La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali
norme e garantisce ad nessi, a parità di lavoro, il diritto alla parità
di retribuzione.) e 51 (tutti i cittadini dell'uno o dell'altro
sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in
condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A
tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari
opportunità tra donne e uomini. La legge può, per l'ammissione ai pubblici
uffici e alle cariche elettive, parificare ai cittadini gli italiani non
appartenenti alla Repubblica. Chi è chiamato a funzioni pubbliche
elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento
e di conservare il suo posto di lavoro) nonché a quanto previsto dal
diritto europeo che proibisce la discriminazione per ragioni connesse al
genere, alla religione, alle convinzione personali, handicap, età, orientamento
sessuale o politico.
La
finalità del suddetto articolo non è, dunque, quella di promuovere pensieri o
azioni ispirati ad ideologie di qualsivoglia natura, bensì quella di
trasmettere la conoscenza e la consapevolezza riguardo i diritti e i doveri
della persona costituzionalmente garantiti, anche per raggiungere e maturare le
competenze chiave di Cittadinanza, nazionale, europea e internazionale, entro
le quali rientrano la promozione dell’autodeterminazione consapevole e del rispetto
della persona, così come stabilito pure dalla Strategia di Lisbona 2000. Nell’ambito
delle competenze che gli alunni devono acquisire, fondamentale aspetto riveste
l’educazione alla lotta ad ogni tipo di discriminazione, e la promozione ad
ogni livello del rispetto della persona e delle differenze senza alcuna
discriminazione.
Si
ribadisce, quindi, che tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da
trasmettere non rientrano in nessun modo né “ideologie gender” né l’insegnamento
di pratiche estranee al mondo educativo.
Inoltre,
è opportuno sottolineare che le due leggi citate come riferimento nel comma 16
della legge 107 non fanno altro che recepire in sede nazionale quanto si è
deciso nell’arco di anni, con il consenso di tutti i Paesi, in sede Europea,
attraverso le Dichiarazioni, e in sede Internazionale con le Carte.
Infatti
il Decreto legge 14 agosto 2013 (convertito nella legge n.193/2013), a cui si
fa riferimento nel comma 16 della “Buona Scuola”, enuncia le finalità del
"Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di
genere" che anche la Scuola è chiamata a perseguire:
a)
prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l'informazione
e la sensibilizzazione della collettività, rafforzando la consapevolezza degli
uomini e ragazzi nel processo di eliminazione della violenza contro le donne;
b)
promuovere l'educazione alla relazione e contro la violenza e la
discriminazione di genere nell'ambito dei programmi scolastici delle scuole di ogni
ordine e grado, al fine di sensibilizzare, informare, formare gli studenti e
prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere,
anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo; …….(Omissis)
g)
prevedere specifiche azioni positive che tengano anche conto delle competenze
delle Amministrazioni impegnate nella prevenzione, nel contrasto e nel sostegno
delle vittime di violenza di genere e di stalking;
h)
definire un sistema strutturato di governance tra tutti i livelli di governo,
che si basi anche sulle diverse esperienze e sulle buone pratiche già
realizzate nelle reti locali e sul territorio.
Deve
essere, inoltre, sottolineato che il personale scolastico, a cui è affidato il
compito di educare i nostri ragazzi anche su queste delicate tematiche, deve
essere debitamente formato e aggiornato, così come previsto anche dalla legge
128/2013 che all’art.16 let. D che pone all’attenzione delle scuole la
necessità di favorire: ”l'aumento delle competenze relative all'educazione
all'affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di
genere e al superamento degli stereotipi di genere, in attuazione di quanto
previsto dall’articolo 5 del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito,
con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119”.
Infine,
connessa e a integrazione delle azioni di cui sopra, è la
Collaborazione con l’Alleanza Europea per il contrasto all’ “Istigazione all’Odio”
(in sede internazionale “Hate Speech”). L’istigazione all’odio, così come
definita dal comitato dei ministri del Consiglio d’Europa è espressione di
tutte le forme di diffusione ed incitazione all’odio razziale, alla xenofobia,
all’antisemitismo e ad altre forme di intolleranza, espressione di
nazionalismi, discriminazione nei confronti di minoranze, di migranti. Altre forme
di discriminazione sono la misoginia, l’islamofobia, la cristianofobia e tutte
le forme di pregiudizio circa l’orientamento sessuale e di genere.
La
campagna contro il “discorso d’odio” (Hate speech) è un progetto coordinato con
l’Alleanza parlamentare contro l'odio (No Hate Alliance) del Consiglio
d'Europa, partito nel 2012, e mira a combattere il razzismo e le forme di
discriminazione on line, fornendo ai giovani e alle associazioni le competenze
necessarie per riconoscere e svolgere azioni contro le violazioni dei diritti
umani, sempre attraverso la trasmissione consapevole delle conoscenze del
diritto e dei diritti.
Alla
luce di tale quadro normativo di rifermento, il MIUR intende supportare e
sostenere attivamente i tanti studenti, docenti e dirigenti scolastici
impegnati nel difficile lavoro quotidiano, affrontando le problematiche
relative a tutte le forme di discriminazione e contrastando ogni forma di
violenza e aggressione contro la dignità della persona.
In
tale ambito, alle scuole spetta il compito – nelle forme e modalità che
riterranno più opportune ed efficaci e che individueranno, sulla base dell’autonomia
didattica e gestionale loro attribuita, di predisporre azioni nel rispetto di
linee di indirizzo generale che saranno appositamente divulgate dal MIUR. Tali
linee - che saranno elaborate con il contributo di rappresentanti di associazioni
ed esperti riuniti in un apposito tavolo di lavoro che sarà istituito presso il
Miur - saranno utili a monitorare e supportare le scuole nelle azioni previste
dal comma 16 dell’art 1 della L. 107/2015, anche verificando l’attuazione del
piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere, esclusivamente per
la parte di competenza dell’istruzione.
Non
può mancarsi di sottolineare, il compito fondamentale affidato ai genitori di
partecipare e contribuire, insieme alla scuola, al percorso educativo e
formativo dei propri figli esercitando il diritto/dovere che l’art. 30 della
nostra Costituzione riconosce loro: “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere,
istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio”. Come già
chiarito nella sopra citata nota del 6 luglio 2015, “le famiglie hanno il
diritto, ma anche il dovere, di conoscere rima dell’iscrizione dei propri figli
a scuola i contenuti del Piano dell’Offerta Formativa e, per la scuola
secondaria, sottoscrivere formalmente il Patto educativo di corresponsabilità
per condividere in maniera dettagliata diritti e doveri nel rapporto tra
istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie”.
Questa
opportunità offerta ai genitori, consentirà di scegliere la scuola dei propri
figli dopo aver attentamente analizzato e valutato le attività didattiche, i
progetti e le tematiche che i docenti affronteranno durante l’anno che, in ogni
caso, dovranno risultare coerenti con i programmi previsti dall’attuale
ordinamento scolastico e con le linee di indirizzo emanate dal MIUR.
IL
CAPO DIPARTIMENTO
F.to Rosa DE
PASQUALE
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