Ogni tanto ritiriamo fuori la storica Fonte di Sant’Ugo, così chiamata
per via del miracolo che il Beato Ugo vi avrebbe compiuto facendo sgorgare dal
terreno un’acqua miracolosa per la cura delle malattie oculari, ma poi,
puntualmente, ce ne dimentichiamo. L’ultima volta fu nel 2013 quando l’allora
parroco don Umberto fece un pubblico appello perché la fonte fosse recuperata e
valorizzata. L’appello fu accolto dall’amministrazione comunale che si disse
pronta a intervenire. Poi accadde di tutto: il Comune fu commissariato, il
parroco trasferito e tutte le buone intenzioni (che allora parevano davvero
buone) finirono ancora una volta nel dimenticatoio.
La fonte insiste su un terreno privato ma l’uso che se ne fa è
pubblico da tempi immemorabili. Un uso pubblico testimoniabile, tanto che si
potrebbe anche pensare all’usucapione del manufatto. Ma, come disse giustamente
l’allora assessore Lucentini, la proprietà privata dovrebbe essere sacra e
inviolabile, per cui le strade da percorrere dovrebbero e potrebbero essere
altre, prima fra tutte trovare un accordo con il proprietario, accordo che,
almeno allora, pareva possibile.
Approfitto allora per rilanciare ancora una volta l’appello a
occuparci, come comunità cittadina, del recupero di questa importante
testimonianza storica, non solo religiosa. Credo che sia possibile farlo con
poco sforzo, soprattutto economico, anche grazie all’impegno di associazione
che già da tempo si sono dette disponibili. Ma il grosso, almeno a livello
burocratico, lo deve fare chi governa. Speriamo che questo possa rientrare
nelle loro priorità.
Luca Craia
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