Torno a parlare di centro storico perché, a quanto pare, sono rimasto
solo io a parlarne. Non ne parla più il Comune, anzi, in verità qualche volta
ne parla ma quasi sempre a sproposito e con scarsa cognizione di causa. Il
centro storico, per i nostri amministratori, si limita a piazza Mazzini e corso
Matteotti, mentre al di sotto, sul crinale che declina verso sud, c’è il nulla.
Non ne parla più l’opposizione, passata la sbornia elettorale non serve più
intercettare voti. Non ne parlano più le associazioni culturali, nemmeno quelle
nate con lo scopo di difenderlo, e ora in tutt’altre faccende affaccendate. Non
ne parlano più i giornali perché, se un tempo faceva vendere copie, ora ci sono
altre notizie da dare, e potenti da accontentare. Non ne parla più la
cittadinanza e questo è comprensibile perché, se il degrado prima interessava
solo la città vecchia, ora sta attanagliando grandi aree più recenti, partendo
da San Liborio fino a Villa Luciani.
Solo che, se il resto del paese sta degradando, il centro storico, il
cui degrado è ben più antico e ha radici profonde, sta letteralmente marcendo.
E lo fa nell’indifferenza generale. Persino i residenti cominciano ad
arrendersi, ormai rassegnati a un declino che sembra inesorabile. Ci sono
situazioni antiche che nessuno nota più, come l’impalcatura sempiterna di via
Don Minzoni, ferma a far ruggine ormai dal 2001 mentre la casa che c’è dietro
sta sgretolandosi. Ci sono gli stabili pericolanti che, se nessuno interviene,
non guariscono certo da soli, con buona pace di chi vende case a 1 Euro.
C’è sporcizia ovunque, la spazzolatrice è stata solo uno spot
elettorale e poi non si è vista più. L’omino con la scopa è un lontano ricordo.
Il degrado diventa anche sociale, con parcheggi selvaggi, pericolosi se si
considera la viabilità e l’eventuale ostacolo che essi possono costituire in
caso di emergenza, incendi certamente non spontanei dovuti a bravate infantili,
personaggi poco tranquillizzanti che si aggirano indisturbati per i vicoli e
dormono nei ruderi.
Il centro storico si arrotola su se stesso e sui suoi problemi, in una
spirale che sembra inarrestabile anche perché non c’è più, e forse non c’è mai
stata, la volontà politica di fare qualcosa per fermarla. Il centro storico
degrada perché non è appetibile economicamente e non è appetibile
economicamente perché degrada. Non se ne esce se non c’è un intervento forzoso
e forte da parte di chi dovrebbe e, invece, non fa. Oggi, con l’interesse
generale che è calato, nessuno vede come remunerativo darsi da fare per le
vecchie case, non ci sono passaggi sul giornale, foto sorridenti da fare.
Ma il centro storico è il cuore della città, è la radice del popolo
montegranarese, il fulcro, l’anima, la sua cultura. E sta morendo, inesorabilmente.
Così come sembra sempre più morente il senso di comunità di questo paese, un
paese che sprofonda nei suoi problemi irrisolti e forse irrisolvibili, problemi
economici e sociali, problemi culturali e politici. E noi, poveri cristi che
ancora vivono tra i vicoli schivando mattoni che cascano da case destinate a
sbriciolarsi, non possiamo che rassegnarci e abbandonare le speranze. Ma lo
vogliamo?
Luca Craia
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