Non voglio assolutamente entrare in polemica con l’amico Carlo Pirro e
gli altri attivisti del Movimento 5 Stelle né ho mai avuto alcuna intenzione di
innescarne una. Mi sono semplicemente permesso di dire la mia da uomo libero e
fuori da ogni schieramento, ma anche da uomo impegnato nell’associazionismo da
anni, sul tema delle consulte di quartiere e, appunto, di come è stato trattato
l’apporto delle associazioni cittadine nella bozza di regolamento elaborato dal
Movimento 5 Stelle. La risposta di Carlo mi tranquillizza per un verso e mi
preoccupa per altri. Mi tranquillizza perché vedo la buona fede e la voglia di
fare. Mi preoccupa per altri motivi che ora vorrei spiegare brevemente.
Prima di tutto mi preoccupa il fatto che, come del resto sono abituati
a fare gli uomini di Ubaldi & Co, si risponde tirando in ballo la persona e
poi, magari e forse, l’argomento. In questo caso l’argomento, poi. È stato
trattato, ma comunque si è voluto sottolineare un mio presunto avvicinamento
allo schieramento che si riferisce all’ex sindaco Gismondi. Pretestuoso e
falso, posso dirlo con fermezza, perché il mio è, invece, un progressivo
allontanamento dalla politica generale adottata dalla maggioranza. In questo è
logico che io vada incontro alle forze di minoranza, tra le quali ci sono sia
ViviAmo Montegranaro che gli stessi 5 Stelle. Basso lasciamolo pure dov’è,
anche perché non sappiamo dove sia esattamente. Il punto è che con i primi l’incontro
c’è stato, e collaboro con loro mantenendo la mia indipendenza e criticando
quando lo ritengo opportuno. Con i Cinque Stelle, invece, nonostante io abbia
messo ripetutamente a disposizione i miei spazi per le loro esternazioni, ciò
non è mai avvenuto né, al momento, registro una comunicazione apprezzabile. Forse è per questo che si ha l’idea che io sia
più vicino ai cosiddetti Gastoniani che a loto, ma l’impressione è errata. Io
sto per conto mio, come sempre.
Credo che l’opposizione, per essere efficace, debba prima dialogare
tra le sue componenti e poi, eventualmente, andare a fare proposte alla maggioranza
di governo. Invece noto - e faccio notare – come avvenga l’esatto contrario.
Ciò non credo possa portare a risvolti positivi, specie in considerazione della
qualità politica degli uomini di maggioranza. È ovvio che ci siano
caratterizzazioni e distanze anche profonde tra i pentastellati e gli altri, ma
sui temi, come in questo specifico o per il baratto amministrativo, mi sarei
aspettato un dialogo tra le forze di minoranza, come è avvenuto per la defunta
proposta di commissioni di indagine sui debiti fuori bilancio per non più
ripetersi. Auspicherei quindi, almeno per il futuro e partendo da ora, un
maggior confronto all’opposizione e poi la ricerca dell’intesa, per quanto
possibile, con la maggioranza. Il gruppo di discussione dell’Ape potrebbe
essere valido terreno di incontro, in zona neutrale, almeno a livello virtuale.
Del resto è nato per discutere e dibattere, non certo per fare propaganda a
questo o a quello.
Infine lo specifico: sono totalmente in disaccordo con i Cinque Stelle
per quanto riguarda ogni forma di preclusione a chi abbia ruoli associativi a
qualsiasi livello. Chi fa associazionismo lo fa perché ama la propria città ed
è contradditorio escluderli. Del resto se ci dovrà essere un’assemblea di quartiere,
sarà questa a eleggere democraticamente e liberamente chi riterrà più idoneo ad
avere incarichi in seno alla consulta. La democrazia funziona così. Ora, se
vogliamo dibattere sono a disposizione, ma certamente escludere persone solo perché
impegnate in attività di rilievo sociale mi pare un errore. Lo si riconosca e
si vada avanti.
Ultima considerazione: nel titolo del mio pezzo “incriminato” c’è un
punto interrogativo finale che cambia completamente l’interpretazione dello
stesso. Probabilmente Carlo e gli altri non lo hanno visto.
Luca Craia
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