Non ce l’ho mai fatta a litigare con Enzo, nemmeno quando mi faceva
arrabbiare (perché ogni tanto mi faceva arrabbiare e, presumibilmente, io
facevo arrabbiare lui), nemmeno quando iniziavi lo scontro con tutti i
presupposti per portarlo fino in fondo. Con Enzo era impossibile litigare perché
non era capace di cattiveria. Sì, lo so, quando si perde qualcuno si tende a santificarlo,
quasi non avesse difetti. Enzo difetti ne aveva, come tutti, e non mi interessa
elencarli in questo frangente. Ma certamente non aveva la cattiveria e questo,
consentitemi, oggi è cosa rara.
Montegranaro perde un figlio, molti un amico, tutti una persona
preziosa. La sua cultura era impressionante, non lo prendevi mai in castagna.
Era bello quando gli presentavi un progetto e si entusiasmava. E ti snocciolava
quello che già ne sapeva, che in genere era molto, e in poco ti procurava dati
e conoscenze che non avresti mai sospettato. Ha diretto la nostra biblioteca
per anni come un padre segue e fa crescere i figli. Ha sostenuto la diffusione
della cultura a Montegranaro come fosse una missione. Ha aiutato decine,
centinaia di giovani a crescere apprendendo. E l’ha sempre fatto con estrema
umiltà, con grande disponibilità, con mirabolante competenza.
Ultimamente ci eravamo un po’ allontanati e me ne cruccio davvero.
Credo non fosse volontà di nessuno dei due, ma a volte la vita e le persone ti
portano a distanza da altre persone che vorresti più vicine. Peccato. Ora me lo
immagino sommerso dai suoi amati libri, libri infiniti, tutti a sua
disposizione, un’infinità di cultura, di storie, romanzi, saggi e trattati; e
schiere di giovani con lui a studiare, discutere, ragionare. Senza più dolori e
dispiaceri, solo il gusto di fare ciò che ami. Credo sia questo il meritato
premio per una vita spesa per il sapere. E comunque, per quanto scontato, mi
mancherà.
Luca Craia
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