Tra le miriadi di ricordi legati ai Natali passati, quelli dell’infanzia,
della fanciullezza e dell’adolescenza, quello dei Natali radiofonici ha un
sapore particolare, quello del panettone aperto da dodici ore, dello spumante
svampato, delle sigarette di troppo, ma anche degli amici, delle risate, del
Natale fuori casa dopo l’abbuffata con e dei parenti.
A Radio Veregra era tradizione la tombolata di Natale, un programma
fatto di dediche in diretta, studiato per dare modo agli ascoltatori di farsi
gli auguri dedicandosi la loro musica preferita, che si univa al gioco, al
divertimento e alla goliardia. Il dedicone di Natale partiva la mattina del 25
molto presto, alle 7, per poi protrarsi per tutto il giorno fino alla
mezzanotte inoltrata.
Eravamo tutti volontari, a Radio Veregra, e così si metteva fuori un
cartellone una quindicina di giorni prima con le caselle dei turni da coprire e
ognuno si prendeva gli orari che gli facevano più comodo. Così c’era Ettore che
si alzava presto e cominciava la mattina presto a suon di lisssssio, e da lì in
poi si davano il cambio i vari Marcello Marzetti, Massimo Strappa, Gino
Cintioli, Romano Mazzante, Cesare Grasselli, Mario Mobbili e così via.
Il mio turno preferito era quello che non voleva nessuno, quello dalle
nove di sera a mezzanotte. A quell’ora erano tutti a cena a smangiucchiare
avanzi, mentre a me piaceva lasciare casa e parenti per un po’ e tuffarmi nell’etere.
Con me, a coprire l’ultimo turno del dedicone di Natale, c’era sempre Giovanni
Leonardi.
Il funzionamento era semplice: si telefonava, si faceva la propria
dedica o richiesta che sia, e si aveva la possibilità di indicare un numero a
caso, di un tabellone che avevamo preparato qualche giorno prima. Se al numero
corrispondeva un premio avevi vinto. Ovviamente tutto questo prevedeva la
ricerca dei premi che consisteva nel passarsi tutti i negozi del paese
chiedendo qualche articolo, magari di rimanenza, in cambio di un po’ di pubblicità
durante il programma.
C’era poi la gara tra noi speaker, una sana competizione a chi
prendeva più telefonate. La gara di solito la vinceva Marcello, sia per la sua
voce da piacione che per l’orario molto ruffiano in cui andava in onda. Noi,
nel nostro piccolo e data l’ora di trasmissione non proprio di punta, ci
difendevamo bene, e un anno addirittura battemmo tutti. Ma il vero gusto era
farsi gli auguri con gli ascoltatori e gli amici che passavano a trovarti così,
tanto per smaltire la sbronza. Altri tempi, altra musica. Altra gente, compresi
noi.
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