C’è tutto un brulicare di vita in centro (e anche in altri quartieri).
Ci sono un sacco di persone all’opera, ritagliando spazi e tempo in quello che
rimane loro dopo gli impegni di lavoro e familiari, qualche volta rubando
tempo, comunque sempre sacrificandosi e rinunciando a riposo o piacere. C’è chi
cuce, chi incolla, chi impasta il cemento o taglia assi di legno. C’è chi
carica, chi scarica, chi telefona, chi scrive, chi fotografa, chi prepara musiche e canti.
Bisogna anche sbrigarsi, perché Natale è vicino e per il 26 dicembre
deve essere tutto pronto, perché tutte queste formichine che lavorano zitte
zitte vogliono che tutto sia come deve essere, per loro stesse e per chi verrà
a godere del loro lavoro. E quindi sotto con i costumi, con le scenografie, con
la logistica, la promozione e gli effetti speciali. Vogliamo un grande presepe,
che sia prima di tutto e soprattutto la testimonianza di un lavoro corale,
voluto dai Montegranaresi per Montegranaro senza secondi fini, senza
guadagnarci niente perché, per quanto incredibile, si può anche fare qualcosa
solo per il piacere di farlo e per fare comunità.
Così il muratore prepara il magazzino per le attrezzature nel locale
che ci ha messo a disposizione il dottor Bisacci, le donne cuciono vestiti, i
calzolai fanno i sandali per i centurioni, il fotografo prepara il video mapping.
E c’è chi procura materiali, chi fa i manifesti, chi si muove per promuovere l’iniziativa
perchè vogliamo anche un gran pubblico.
Ma, a prescindere da record mondiali e risultati e apprezzamenti, c’è
già un obiettivo non dichiarato che è stato raggiunto: si è creata concordia. Certo,
non è la concordia universale che vorremmo tutti, almeno a Natale, ma ci sono
tante, ma davvero tante persone che lavorano spalla a spalla, gomito a gomito
per un traguardo comune. E, in tutto questo, il traguardo addirittura perde d’importanza
perché, alla fine, quello che resterà sarà questo rinato spirito di comunità
che, almeno in questo periodo, esiste ed è tangibile. Speriamo che duri, ma sta
a noi farlo durare. Questa è la parte buona di Montegranaro, che non cancella
certamente quella brutta e cattiva che pure esiste, ma traccia una strada per
contrastarla e, chissà, in futuro, sconfiggerla.
Luca Craia
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