Capitò, a Monte Franoso, che il custode del Camposanto morì in ancor
giovane età. Questo causò un bel po’ di problemi in quanto, per un lungo
periodo, non fu assunto nessuno al suo posto e il cimitero diventò una mezza
giungla. Così, vista la difficoltà ad assumere un nuovo custode (che costava si
e no 30.000 euri all’anno) si pensò di fare una gara di appalto per far fare i
lavori cimiteriali a una ditta esterna, con una base d’asta di quasi 60.000
euri all’anno. Nessuno capì bene quale fosse la convenienza ma in molti
capirono chi ci guadagnava.
Infatti a concorrere, tra le varie ditte, ce n’era una che
apparteneva, anche se non ufficialmente, a un membro del partito di maggioranza
relativa in consiglio comunale. Non ufficialmente, dicevo, perché la ditta era
intestata al genero, ma in un paesino come Monte Franoso certi particolari ti
sfuggono solo se te li vuoi far sfuggire. Così come ad alcuni non sfuggì il
fatto che il fratello del suocero del titolare della ditta in questione,
nonostante idee politiche manifestatamente opposte a quelle della giunta che
comandava a Monte Franoso, da qualche tempo si sperticava di elogi al
vicesindaco su Facebook, e addirittura minacciava di prendere a botte chi osava
criticarlo.
Fatto sta che si giunse all’apertura delle buste e, sorpresa sorpresa,
l’offerta più bassa era di un’altra ditta. Dopo qualche istante di panico si
presero immediate contromisure: l’offerta vincente era troppo bassa. Eccesso di
ribasso. Bocciata. E così il suocero facente parte del partito di maggioranza
si prese il cimitero, costò alla collettività quasi il doppio di quanto si
pagava prima ma nessuno ebbe da ridire. Eccetto forse la ditta che fu bocciata
che pare fece ricorso ma di cui gli esiti ancora non si sanno.
Luca Craia
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