È paradossale ma la dice lunga su quanto siamo lontani nel dare sicurezza
vera alla cittadinanza: ieri sera, mentre in piazza si parlava di sicurezza e
qualche amministratore si autocelebrava (tanto per cambiare) per la solita storia delle videocamere
di sorveglianza, in via Risorgimento veniva visitata dai ladri la casa di una
signora settantenne che è piuttosto abituata a queste cose visto che, in un
anno, le sono entrati in casa per ben tre volte. Questa volta non hanno portato
via nulla, hanno solo rotto una finestra per entrare approfittando della
momentanea assenza della proprietaria. Ma chissà cosa sarebbe accaduto se la
signora fosse stata in casa.
In via Risorgimento una telecamera, a dire il vero, c’è ma è puntata
nella zona alta. Strano, perché semmai, vista la casistica (la signora,
dicevamo, ha già subito altri due furti), forse sarebbe stato più logico e
intelligente montare il dispositivo in quella zona della via. Evidentemente
nella zona alta c’è più bisogno di protezione, a capire perché.
Fatto sta che questo caso dimostra ancora una volta che il sistema è
tutt’altro che perfetto. Certo che la telecamera è uno strumento utile ma,
prima di tutto dovrebbe prevenire e, per farlo, dovrebbe essere sotto un
controllo in tempo reale costante e non utilizzata a posteriori a fatto
avvenuto. Inoltre non possiamo minimamente pensare che l’azione di contrasto
alla criminalità di possa fermare all’installazione di qualche dispositivo di
videosorveglianza: serve un progetto molto più articolato. Infine, se proprio
le dobbiamo installare, mettiamo le telecamere dove serve e non dove abita il
personaggio importante di turno. Con buona pace della signora, ultima vittima
della microcriminalità nostrana.
Luca Craia
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