L’avete sentita mille volte la tiritera che il centro storico è il
cuore della città, la sua memoria, le sue radici. Ed è una tiritera sacrosanta
e non mi stancherò mai di ripeterla: la comunità che dimentica la propria
storia e le proprie radici non è una comunità. E infatti Montegranaro fa
davvero fatica a essere e sentirsi comunità. Ma non è di questo che volevo
parlare.
Volevo parlare, invece, del perché il centro storico rappresenta la
nostra memoria, una cosa che mi è balzata agli occhi in questi giorni in cui
sto raccogliendo le firme per una petizione che serve a sollecitare, una volta
di più, interventi e attenzione per questa realtà morente, vittima dell’incuria
e dell’oblio. Sono molte le firme finora raccolte e sono molti i commenti che
puntano sul tema della memoria. In tutto ciò ho visto l’affetto che molti miei concittadini
nutrono per la parte vecchia del paese, quella parte da cui sono partiti anni
fa e della quale, per un po’, si sono dimenticati.
È tra le anguste vie del paese vecchio che è nata l’industria
calzaturiera che è stata la nostra fortuna per anni. È per le strade del paese
vecchio che i nostri padri e i nostri nonni si incontravano, facevano affari,
si divertivano. È per quei vicoli che le nostre madri e le nostre nonne
andavano a fare la spesa quotidiana, compravano le stoffe e i filati e quanto
occorreva loro per i lavori domestici. Per quelle strade c’erano negozi di
alimentari, sali e tabacchi, edicole, mercerie, negozi di apparecchiature
elettriche.
Erano strade piene di gente, di odori, di suoni. Qualche volta, mentre
le giro, mi pare ancora di sentirne l’eco, e fa male pensare al silenzio che c’è
ora. Gli schiamazzi dei bambini che correvano dietro a un pallone o che
tiravano a un canestro fatto con una cassetta di legno appesa al muro. La “pesciarola”
che gridava per strada, l’odore del baccalà di Nicò de Cesarina, il profumo di
carta stampata da Marietta la giornalaia, il rumore delle macchine dei piccoli
laboratori artigiani di calzature disseminati per i vicoli, serviti dall’apetta
degli sformatori che passava più volte al giorno con nuvoli di bambini
attaccati dietro.
Non sono andato tanto indietro a cercare le radici di Montegranaro.
Potrei parlarvi della vita rinascimentale per quei vicoli, dei soldati che ci
passavano nel medioevo. Ma preferisco condividere i miei, di ricordi, che poi
sono quelli di molti di quelli che oggi dovrebbero ricordare, che potrebbero
contribuire alla rinascita del cuore del paese, per ridare vita alla memoria,
per non dimenticare, per essere comunità.
Ci sono occasioni che arrivano, treni che passano. Per salvare la
nostra memoria sono rimaste poche opportunità. Non le sprechiamo.
Luca Craia
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