La chiesetta
della SS.Trinità la possiamo trovare percorrendo, appunto, via Trinità, la
strada che dalla chiesa di San Liborio scende fino a via Elpidiense Sud ed è
situata circa a metà via, nell’unico lotto “verde” dell’area. Per capire che si
tratta di una chiesa ci vuole un po’ perché, passando veloci, si vede soltanto
un muro di mattoni che spunta tra la folta vegetazione. Avvicinandosi, però, si
scopre un delizioso tempietto neoclassico completamente mangiato da una selva
di erbacce e alberi spontanei, segno di come la chiesetta sia stata
completamente dimenticata da tutti fuorché da chi ci abita vicino che, però,
ormai l'ha metabolizzata come rudere.
Invece quel
piccolo edificio ricoperto da rampicanti selvatici e nel centro del quale
addirittura crescono alberi (il tetto non c’è più) era la cappella funebre
della famiglia Conventati. Va ricordato che nell’area di cui parliamo esisteva
l’antico cimitero cittadino, poi spostato nella posizione attuale alla fine del
XIX secolo. Uniche testimonianze della presenza dell’antico camposanto sono la
croce in ferro che si erge al centro dell’incrocio di fronte alla chiesa di San
Liborio e, appunto, la chiesetta della Trinità. Molto probabilmente sotto il
pavimento del tempio ci sono ancora le tombe di alcuni Conventati.
A quanto
sappiamo la chiesa risulta di proprietà del Comune. È ancor più stupefacente,
quindi, lo stato di abbandono in cui versa. Nessuno si è mai preso la briga
almeno di tenere pulita l’area che, oltretutto, è sita al centro di un
quartiere densamente popolato. Inoltre non vi sono recinti, per cui esiste
anche la possibilità che qualcuno, magari un bambino, possa avventurarvisi
all’interno con enormi pericoli.
Sarebbe
quantomeno opportuno ripulire l’area dalle erbacce in modo tale da poter
accedervi e fare gli opportuni rilievi, sia per quanto riguarda la staticità
dell’edificio sia per quanto riguarda la parte archeologica della quale
proporrei che sia Arkeo ad occuparsi. Nei prossimi giorni presenterò domanda al
Comune. Nel frattempo raccomando a tutti di non avvicinarsi, sia per non
assumere rischi inutili sia per non rovinare ulteriormente un altro dei piccoli
tesori dimenticati di Montegranaro.
Luca Craia
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