Onore e merito a chi per anni si è prodigato per celebrare degnamente
la festa del nostro Santo Patrono, con mille sacrifici e grande fatica, ma
credo sia ora di fare evolvere la festa di San Serafino, farla crescere e
cambiarne l’impostazione anche in funzione di nuove esigenze e di un mutato
sentire della comunità. Il pensiero non è nuovo e ne parlavo proprio ieri con
un caro amico, notando insieme come a Monte Urano celebrino la loro festa
patronale con sobrietà ma anche con iniziative di ottimo livello, portando in
piazza addirittura un nome del calibro di Edoardo Bennato. Da lì lo spunto per
ragionare sull’opportunità di cambiare qualche cosa nel nostro modo di
celebrare il santo montegranarese.
La festa patronale, secondo me, deve essere l’occasione prima in cui
la comunità si ritrova e fa festa. Ben vengano, quindi, il cantante, la fiera,
i fuochi, ma occorre anche pensare a iniziative che coinvolgano maggiormente la
comunità cittadina, iniziative che vadano a ricercare le tradizioni, la
cultura, la storia del nostro paese. Sarebbe opportuno il coinvolgimento delle
associazioni, che sono forse la più grande ricchezza del nostro paese, perché si
realizzi una vera e propria festa della comunità cittadina.
Tra le tante idee che potrebbero essere messe in atto mi piace tornare
su una proposta che già ho fatto e ripetuto più volte: ridiamo valore alla casa
natale del Santo. L’edificio, che logicamente non è quello originale del ‘500
dove nacque Felice Piampiani ma che è quello che possiamo identificare come
tale per la sua collocazione, versa in condizioni piuttosto fatiscenti, anche
se non sembra manifestare problemi strutturali. Certo è che la targa apposta
solo pochi anni fa sul muro esterno per ricordare San Serafino stona fortemente
con le condizioni della casa e Montegranaro non ci fa per niente una bella
figura. Proporrei, quindi, di verificare con la proprietà la possibilità di una
cessione gratuita dello stabile alla collettività, sia essa indentificata come
Parrocchia o Comune, per poi procedere alla sua ristrutturazione. Tale
ristrutturazione potrebbe essere finanziata in molti modi: tramite
sottoscrizioni, sponsorizzazioni, ma anche tramite tagli a spese inutili come l’eccessivo
sfarzo dei fuochi artificiali, tanto per fare un esempio. In pochi anni si
potrebbe avere uno stabile sistemato e fruibile da destinarsi, per esempio, a
museo parrocchiale, in onore del Santo, dove custodire tanti tesori che,
purtroppo, oggi non sono visibili perché non esiste un luogo idoneo dove
esporli.
Sarebbe un gesto di devozione vera da parte dei Montegranaresi e
farebbe guadagnare al nostro paese un nuovo spazio di cui andare fieri, nonché una
nuova attrazione per quel turismo di cui tanto si parla ma per il quale, di
concreto, si fa davvero poco. Pensiamoci.
Luca Craia
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