La saggezza popolare dice che chi non fa non sbaglia e che, quindi,
quando si opera si possono commettere degli errori. Il problema è che quando si
sbaglia quasi tutto pur facendo quasi niente c’è evidentemente qualcosa che non
va. La faccenda dell’appalto dei rifiuti è stata nebulosa fin dall’inizio:
ritardi lunghissimi per l’apertura delle buste, sospetti e voci di corridoio su
presunti errori nel bando, reticenze nel rispondere alle richieste di accesso
agli atti, trasmissioni di documenti ufficiali tramite Whatsapp. Ora arriva il
ricorso di una delle ditte che hanno partecipato e non vinto. Quando le cose
nascono male…
Non voglio sospettare la malafede, anche se sarebbe legittimo, vista
la sequenza infinita di comportamenti difficili da spiegare, ma che ci sia
stata superficialità e un modus operandi poco limpido sta sotto gli occhi di
tutti. Ora si aprono scenari in cui tutto è possibile, dalla rapida soluzione
del ricorso con un nulla di fatto al blocco dell’assegnazione dell’appalto. L’ipotesi
peggiore sarebbe apocalittica per Montegranaro è forse sarebbe bene iniziare a
pensare a come cavarsela nel caso si verifichi.
Rimane una forte perplessità sulla gestione di tutta la faccenda. È curioso,
infatti, che proprio lo schieramento che aveva fatto della trasparenza il suo
motto in campagna elettorale ora si trovi in questi pasticci proprio per la
mancanza di trasparenza. A che pro, poi, se prendiamo per assunto che non ci
sia stata malafede, non si capisce. Sempre che non ci sia stata malafede.
Luca Craia
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