Si è tenuto regolarmente l’incontro, in Comune, tra i vertici politici
montegranaresi e la Vodafone, per cercare di trovare una soluzione che possa
salvare la capra della Vodafone e i cavoli del Comune ma, soprattutto, che
possa salvaguardare la salute dei cittadini minacciata dall’installazione della
nuova antenna telefonica di San Liborio. C’erano tutte le forze politiche
presenti in Consiglio Comunale (i Cinquestelle erano rappresentati da Endrio
Pavoni in quanto il Consigliere Carlo Pirro aveva un impegno di lavoro
improrogabile) mentre mancava il rappresentate del Comitato che, ancora una
volta, testimonia la sua assenza dalla questione.
Come è andata? Se da una parte l’Amministrazione Comune, tramite il
solito dispaccio dell’Istituto Luce de Noatri, dimostra soddisfazione, dall’altra
le notizie non sono così esaltanti. In sostanza è accaduto questo: la Vodafone
si è dimostrata comprensiva del problema ma si è detta non propensa a
percorrere la strada proposta di riallacciare la trattativa col privato che possiede
l’appezzamento dove sorge la vecchia antenna, quella che dovrà essere
smantellata entro il 16 giugno. A tal proposito il privato in questione era
stato convocato e attendeva nell’anticamera ma i rappresentanti della compagnia
telefonica non lo hanno voluto incontrare, innescando un piccolo incidente “diplomatico”.
Quindi la proposta della Vodafone è questa: si andranno a valutare, in
linea di massima, delle aree alternative al sito dove sta sorgendo l’antenna e
si forniranno i dati da ciò risultanti al Comune che, dal canto suo, dovrà
ricercare dei terreni consoni con le esigenze della compagnia per proporli al
posto del terreno attuale. Non è chiaro se, in queste alternative, possa
figurare anche il terreno “Venanzi” col quale, come abbiamo detto, la Vodafone
sembra non voler tornare a trattare dopo aver perso il contenzioso legale.
Se da un lato questo può essere inteso positivamente, dall’altro
sembra un modo per guadagnare tempo prezioso. Il 15 giugno è il termine entro
il quale la Vodafone dovrà lasciare il vecchio sito e, per quella data, dovrà
avere un’alternativa funzionante, pena una riduzione sostanziale del servizio
telefonico. Questo potrebbe comportare azioni forzose che vadano a obbligare la
messa in funzione dell’impianto in costruzione, primo perché, a livello
nazionale, sembra che l’interesse nelle comunicazioni prevarichi quelli locali
e particolari, e secondo perché, in caso di contenzioso col Comune, con una
sospensione del servizio i danni diventerebbero incalcolabili e un’interruzione
del pubblico servizio sfocia normalmente nel penale. Senza contare che anche il proprietario del
terreno dove sta sorgendo la nuova antenna qualche recriminazione potrebbe
averne. E il 16 giugno è molto ma molto vicino. Per cui la situazione è tutt’altro
che risolta e sbandierare ottimismo come fa l’Amministrazione Comunale è un
tantino fuorviante e disinformante.
Luca Craia
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