Mentre Renzi, nella sua magnanimità, progetta di elemosinarci
altri 80 euro, magari togliendocene 100 da qualche altra parte, continuiamo a
registrare la disperazione dell’Italiano medio, del padre di famiglia che perde
il lavoro e non lo ritrova e arriva al gesto estremo di togliersi la vita. E giù
lacrimoni a fiume per qualche ora, mentre sul nostro schermo appare la ferale
notizia, commenti indignati e intenti rivoluzionari da tunnel carpale. Poi,
passata l’onda emotiva, tutto si placa, tutto tace, ricominciamo a sfotterci
col pallone e a commuoverci coi gattini. E mentre seppelliamo l’ennesimo
suicida ammazzato dalla crisi e dall’inettitudine disonesta dei nostri
governanti, il mondo va avanti come la pecora del famoso detto.
C’erano una volta i sindacati, quelli che tutelavano il diritto al
lavoro e a una vita dignitosa. C’erano ma non ci sono più. Che fine hanno
fatto? Intanto si sono ben piazzati, ora che la loro parte politica è
finalmente al potere, prendono i loro stipendi mirabolanti con una mesata della
quale un loro assistitito potrebbe campare vent’anni e si occupano d’altro.
Fanno i Caf, eseguono pratiche, tutelano l’extracomunitario che vuole la diaria
o la casa popolare. Le manifestazioni in piazza sono un lontano ricordo. Ora si
va in piazza una volta all’anno per il concerto del Primo Maggio, festa del
lavoro che non c’è.
E la politica? La politica esegue gli ordini di chi vuole un popolo
sempre più impoverito e miserabile. E se il governo centrale, quello che
dovrebbe e potrebbe trovare soluzioni, è in tutt’altre faccende affaccendato, i
rappresentanti locali dello stesso e i nostri stessi rappresentanti,
trasmigrazione grafica caricaturale in assonometria dei politicanti di grosso
calibro, non sono da meno e a tutto pensano meno che al lavoro. Paesi
industrializzati, nel giro di meno di un decennio, perdono oltre il 50% delle
imprese ma non se ne preoccupano. Iniziative zero, nemmeno porsi il problema.
E il vecchio comunista? Per lo più è stanco e rassegnatamente tace. Ma
c’è anche quello che si allinea, plaude al potere finalmente raggiunto e si
scopre, senza tanta sorpresa, più fascista dei fascisti. E la cosa non gli
dispiace affatto.
Luca Craia
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