mercoledì 13 aprile 2016

Perché domenica andrò a votare



Se volete saperlo voterò sì al referendum sulle trivellazioni. Voterò sì nella consapevolezza che non servirà a niente in quanto la sostanza del referendum è svuotata e, anche passando il quesito, risolverebbe poco o niente. Ma sarebbe un segnale forte. Un segnale che potrà anche essere ignorato, in Italia la volontà popolare non viene tenuta in nessun conto, lo sappiamo bene. Ma almeno ci sarebbe qualcosa da ignorare, e quindi un motivo per far valere la nostra indignazione.
Vedo argomentazioni legate al voto che non hanno senso. Non andare perché tanto non si raggiungerebbe il quorum è il cane che si morde la coda. Non votare perché tanto in Croazia trivellano lo stesso, oltre a essere falso in quanto la Croazia ha approvato una moratoria e non si trivella più, è stupido: sembra la maestra che giustifica l’alunno indisciplinato perché tanto sono indisciplinati tutti.
Votare è un atto d’amore per la nostra Italia, per il nostro mare che è uno dei tesori più preziosi che abbiamo, sia perché è il nostro habitat, sia perché è una delle fonti (reali e potenziali) di reddito più importanti che abbiamo. Votare è un atto di rispetto per i nostri figli, per il futuro. Votare è anche dire no agli speculatori, ai grandi potentati economici.
Ecco, l’aspetto che volevo sottolineare è proprio questo: votare significa sancire il proprio diritto democratico. Ce lo vogliono togliere, non ci vogliono più far votare. Sentire il nostro Presidente del Consiglio non eletto raccomandare di non andare a votare è un insulto alla Costituzione (ormai vituperata quotidianamente dai nostri governanti) ed è un insulto alla libertà dei cittadini. Per cui, se non avete altre motivazioni per votare, almeno fatelo per questo: non fatevi togliere quel poco di libertà che ci è rimasto.

Luca Craia

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