A parte l’uscita, se vogliamo, estemporanea del Presidente della
Provincia nonché assessore ai Lavori Pubblici, Aronne Perugini, che si è detto
propenso a votare sì al referendum sulle trivellazioni salvo poi rifugiarsi in
un imbarazzante quanto imbarazzato silenzio, il resto dei componenti la giunta
Mancini, Sindaco compreso, non hanno fatto un fiato sulla questione.
Imbarazzante, senz’altro, perché denota tutte le contraddizioni ideologiche e
politiche di questa strana accozzaglia che governa Montegranaro.
In linea di principio ci si sarebbe aspettato uno schierarsi per il sì
da gran parte dei consiglieri di maggioranza, essendo di area Pd non
propriamente renziana (lo stesso segretario, Roberto Basso, nonché assessore
all’ambiente, se ben ricordo, durante la lotta per la segreteria nazionale
sosteneva Cuperlo mentre Perugini, addirittura, Civati, o viceversa). Da ciò,
per coerenza e onestà intellettuale, un po’ più di impegno era auspicabile. Perché
questo silenzio, allora?
Potremmo pensare che il renzismo nel Pd abbia ormai trionfato
annichilendo ogni pensiero discordante, come del resto cercano di fare gli
stessi membri del governo montegranarese nei confronti del dissenso locale,
minacciando addirittura azioni legali se uno soltanto osa criticare (vedi il
caso mio specifico). Il punto, però, secondo me è un altro ed è dato dall’ingombrante
presenza dell’estrema destra ubaldiana nella maggioranza. Ubaldi e Gaudenzi
rappresentano la contraddizione più forte di questo schieramento, una visione
politica e sociale molto distante da quella che dovrebbe appartenere a uomini
culturalmente di sinistra (ammesso che ancora lo siano). Ecco allora l’ennesimo
esempio di sacrificio della propria identità culturale per non urtare l’ingombrante
e irascibile alleato di destra.
Luca Craia
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