I Pallocchetti, famiglia eterogenea di persone con lo stesso cognome e
diventati parenti per caso, governavano l’opposizione di Monte Franoso da lungo
tempo. Finchè, un giorno, una grave crisi all’interno del PT, partito d’opposizione,
ex PG, ex PX, ex PF e via discorrendo, fece sì che l’ultimo dei Pallocchetti,
il rampollo di casa reale, dovette dimettersi da segretario cittadino sancendo
la disgrazia della famiglia, almeno politicamente parlando.
Però i Pallocchettis erano stati furbi e, nel frattempo, si erano
accaparrati il comando unico e supremo dell’associazione più nazional-culturale
del paese, quella che, con la scusa di tutelare il paese vecchio, faceva i
panini alla gente mantenendo nel contempo ben salda la popolarità della politicalfamily
più strong del creato dopo i Kennedy.
Nel frattempo il PT aveva cambiato segretario, aveva vinto le elezioni
e governava in alleanza con un partito che era sì all’opposto ideologico ma,
quando c’era da spartire la torta, dimenticava ideologie e boschi di braccia
tese. In questo periodo l’ex governo cittadino, i Bastoniani, passati ormai all’opposizione,
facevano una corte sfrenata al gruppo Pallocchetti per poterseli accaparrare e
vincere le prossime elezioni con una coalizione che quella tra Pugnichiusi e Bracciatese
sarebbe impallidita. E l’amore sembrava essere corrisposto. Sembrava.
In realtà i Pallocchettis, con un’esperienza politica che poteva far
impallidire la buonanima di Andreotti mentre si inchiappettava De Mita,
capirono l’andazzo e giocarono con le carte che avevano, cavalcando per un po’
le pretese di sposalizio dei Bastoniani e, contemporaneamente, ricucendo i
rapporti con il loro ex partito, il PT, utilizzando per entrambi gli scopi l’associazione
che si erano arraffati. In tutto questo ottennero anche la santa benedizione
del prete.
Così, in breve, i Pallocchettis ripresero in mano il PT, la misero il
quel posto ai Bastoniani e vinsero le elezioni alla faccia di Bastoniani, Bracciatese
e compagnia, perpetuando un dominio che durò, tra una porchetta e un piatto di
frascherelli, nei secoli dei secoli amen.
Luca Craia
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