1200 firme (1186, esattamente),
64 timbri di esercizi commerciali, tanta gente di Montegranaro, giovani,
anziani, operai, imprenditori, tutti che, durante Veregra Street, in un
contesto che portava al divertimento e al rilassamento, al pensare ad altro,
hanno trovato tempo, voglia e spazio per siglare la petizione, magari facendosi
largo tra la barriera umana allestita dall’Amministrazione Comunale davanti all’ex
farmacia, forse casualmente, forse per dissuadere chi volesse entrare, chissà.
Sono tante, 1200 firme,
tantissime per Montegranaro, dove la gente di solito se ne frega e si fa i
fatti propri, dove si sta molto attenti a non esporsi perché non si sa mai,
dove il clima è intimidatorio come mai. 1200 firme sono poco meno del 10% della
popolazione, sono il 13% dell’elettorato. Cosa chiede tutta questa gente?
Chiede di essere ascoltata, chiede la famosa democrazia partecipata, chiede che
le decisioni che interessano direttamente la collettività e che possono
influenzare l’economia di chi investe nella propria attività vengano prese
ascoltando le esigenze e le necessità di chi è coinvolto. Chiedono quello che
un’amministrazione che aveva promesso il massimo della partecipazione e della trasparenza
dovrebbe dare senza che venga chiesto.
Sono scettico. Da quel che si sa
l’assessore ai lavori pubblici Aronne Perugini ha blindato il progetto, dando
una sorta di aut aut ai propri colleghi: o i lavori dietro le mura si fanno o tutti
a casa. E per qualcuno andare a casa sarebbe un bel problema, anche se gli
salverebbe faccia e carriera politica. Non pare ci sia spazio per revisioni,
suggerimenti, partecipazione. Non pare ci siano i presupposti perché l’istanza
di tutta questa gente sia accolta.
E questa istanza si lega alle
necessità di un centro storico che cerca e chiede aiuto da anni, un centro
storico che necessità di investimenti e che, ancora una volta, vede cifre
ridicole assegnate per interventi che diventano solo pagliacciate. Montegranaro
non è più il ricco paese di un tempo, dove si potevano spendere cifre
importanti anche per l’effimero. Oggi i monumenti in vita, i mausolei dell’assessore
o del Sindaco non possono essere più accettati. Si renda conto, Perugini, che
sul suo monumento autocelebrativo di viale Gramsci potrebbe anche scrivere il
suo prematuro epitaffio politico.
Luca Craia
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