Parlare di
aspetti positivi in una faccenda brutta come quella dell’uccisione di Fermo
pare un controsenso se non una provocazione, eppure io ce lo vedo. È per questo
che torno momentaneamente a parlarne, nonostante avessi espresso il proposito
di non farlo più, per poi tornare velocemente a tacere nel rispetto di tutte le
vittime di questa triste storia, dal morto ai Fermani, vittime anche loro di
accuse infamanti e immeritate.
Il lato
positivo lo vedo nella caduta delle maschere, nel palesarsi di tutta l’ipocrisia,
la spocchia, la cattiveria e l’odio che si celavano dietro la parvenza del
buonista, dell’intellettuale radical, del finto progressista. La mia è una
cultura di sinistra ma ho sempre sospettato, anche per esperienze dirette, che
dietro l’atteggiamento tollerante di una larga parte dei sedicenti progressisti
ci fosse un’altra forma di intolleranza. Quello che leggo e sento in giro in
seguito alle cronache di Fermo toglie ogni dubbio.
L’intolleranza del
finto tollerante che si manifesta è quella contro chiunque non sia d’accordo,
contro chiunque sostenga tesi diverse da quella che si ritiene essere la verità
intoccabile e indiscutibile. Sono stato addirittura minacciato di querela per
aver espresso un’opinione in disaccordo con eminenti personaggi della cosiddetta
sinistra radicale, sono stato insultato e poi bloccato dal loro profilo senza
poter più replicare. Questo è il modo di discutere della sinistra, questo è il
motivo per cui la sinistra è morta.
Ma c’è di più:
abbiamo avuto la prova provata di quanto poco interessi a determinati
personaggi del territorio e della gente che ci vive. Abbiamo visto trionfare l’opportunismo,
dando in pasto ai media un’intera città infamata davanti al mondo intero,
sacrificata in nome dell’interesse personale e politico. Abbiamo visto la
sudditanza di certa stampa, l’impotenza della Curia davanti allo strapotere di
chi dovrebbe invece obbedire, abbiamo assistito alla spasmodica ricerca di un
palcoscenico e di un riflettore, e questo vale per tutte le parti in causa.
Abbiamo visto generare odio, tensione sociale, danni sociali irreparabili solo
per curare il proprio interesse o per sostenere ciecamente i propri principi.
Abbiamo visto l’incapacità di ragionamento di certi intellettuali, la mancanza
di obiettività, il rifiuto del confronto.
Insomma, il
lato positivo è che abbiamo capito quanto sia infima la qualità della nostra
classe dirigente. Lo sospettavamo, Ora lo sappiamo per certo.
Luca Craia
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