Se la crisi
economica è feroce in tutta Europa ed è ferocissima in Italia, a Montegranaro,
patria mondiale della calzatura, assume toni pesantissimi. Il comparto
calzaturiero non è più florido come negli anni ’80 e ’90 già da tempo, ma in
questi ultimi anni ha registrato un tracollo verticale che ha visto la fine di
imprese storiche e la riconversione al netto ribasso di molte altre. Un paese
che vantava di avere un laboratorio artigiano a ogni uscio, che mostrava
ricchezza, opulenza e anche una particolare equità sociale, dove anche la classe
operaia partecipava di tanto benessere, oggi deve fare i conti con grossi
problemi economici. La disoccupazione è forse il più pesante e lo sanno bene i
Montegranaresi costretti a fare file interminabili all’ufficio del lavoro.
Abbiamo chiesto
a Giovanni Mariani, Montegranarese e Direttore Provinciale dell’Epas, come vede
il quadro economico e occupazionale del nostro paese. “Non ci sono dati
specifici riguardanti solo il nostro paese” afferma il direttore, “ma a Montegranaro
ci sono CGIL, CISL, UIL, ACLI, CISAP e noi come FNA/CONFSAL, quindi 6 tra i più
grandi e rappresentativi sindacati italiani” E prosegue: “se soltanto noi
a luglio abbiamo fatto 15 disoccupazioni e 45 ad agosto in soli 10 giorni, non
essendo certamente il patronato più rappresentativo in termini di iscritti,
figuratevi con gli altri quante disoccupazioni saranno state fatte solo a
Montegranaro”.
Un quadro
tutt’altro che tranquillizzante quindi. Secondo Mariani “le Aziende non tengono
più il ritmo di questo governo che legifera senza un piano coordinato e
concepito secondo le esigenze del popolo sovrano, quindi licenziano e magari,
dopo poco tempo, riassumono per sfruttare le eventuali agevolazioni o soltanto
per risparmiare”. Una questione politica e di difficoltà economiche pesanti
quindi, che mette sullo stesso piano imprenditori e operai anche se con
difficoltà oggettive diverse.
E se per chi è
in età attiva i problemi sono seri, per chi avanza con gli anni le cose non
sono migliori. “Sul lato previdenziale le cose sono cambiate molto” dice
Mariani. “In questo periodo abbiamo svolto pratiche pensionistiche per sole tre
persone, mentre dieci anni fa, nello stesso tempo, ne facevamo almeno
cinquanta”. Sono decisamente dati preoccupanti che dovrebbero far suonare un
allarme sociale e stimolare interventi pubblici più efficaci.
Luca Craia
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