Un ospedale non può crollare. Oddio, potrebbe anche,
ma se crolla l’ospedale significa che intorno si è polverizzato tutto. L’ospedale
deve essere costruito in modo che non possa essere danneggiato in maniera seria
durante un evento come quello della notte scorsa. E se gli ospedali sono
vecchi, costruiti da troppo tempo, potenzialmente pericolosi, vanno
ricostruiti, ristrutturati, resi sicuri. Un Paese civile non può far crollare
gli ospedali.
Da noi la politica da anni parla solo che di cazzate.
Parla di ponti sullo stretto e progetti faraonici. Poi ci dice che non può
mettere in sicurezza gli ospedali, che questi potrebbero cadere per un
terremoto perché non ci sono i soldi, perché il nostro debito pubblico non ci
consente di investire sulla vita delle persone. Ci consente di dire
scempiaggini su ponti sullo stretto ma non di rendere sicuri gli ospedali.
L’Italia è un Paese fortemente sismico. Dovrebbe
essere l’obiettivo primario di un Paese fortemente sismico come il nostro fare
in modo che le gente non muoia sotto le macerie, come in Giappone, per fare un
esempio. Il Giappone ha un debito pubblico molto più alto del nostro, ma ha
investito e continua a investire in sicurezza. In Giappone un terremoto come
quello di Amatrice sarebbe una cosa di cui non preoccuparsi. Paradossalmente
investire in sicurezza non aumenterebbe il debito pubblico ma, anzi, con ogno
probabilità lo diminuirebbe innescando un’economia di settore e un circolo
virtuoso che, oltre a portare sicurezza, aumenterebbe occupazione e ricchezza.
Ma tutto questo vallo a far capire a Renzi e alla
Merkel.
Luca Craia
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