Credo che la
città di Fermo necessitasse di un sindaco come Paolo Calcinaro. Una cittadina
da sempre capoluogo di un territorio prima che di una provincia, con
potenzialità enormi e inespresse, non poteva continuare a essere amministrata
come un paesello di poche anime e senza ambizioni. Fermo può molto, per se
stessa e per il territorio di cui è il vertice naturale, e la mancanza di politiche
che ne facessero la punta di diamante dell’alto Piceno stava affossando non
solo Fermo ma tutto il circondario.
Poi è
arrivato Paolo Calcinaro, che ha capito cosa fare: usare il buon senso.
Calcinaro ha preso una città fantasma e l’ha trasformata, nel giro di pochi
mesi, in una città viva e vitale, piena di iniziative, attrattiva e attraente.
Fermo fa il pieno ogni fine settimana, raccoglie visitatori e avventori da
tutto il territorio e non solo, e questo muove un’economia che sta diventando
importante, la riapertura dello storico Caffè Belli lo testimonia. Quindi non
solo prestigio ma anche e soprattutto ricchezza e lavoro.
Come è
giunto a questi risultati il sindaco di Fermo? Usando il buon senso, dicevamo;
assecondando le idee, dando spazio alle iniziative, aprendo il Comune alle
proposte. Così nasce una serie infinita di eventi che vede la città
palcoscenico e cornice ideale, con costi bassi sia per gli operatori che per la
collettività ma con risultati elevatissimi. Ora quello che gli amministratori
dei paesi del territorio dovrebbero fare è di seguire Calcinaro, approfittare
della spinta propulsiva di Fermo e agganciare a questo treno, che sta partendo
già veloce, il loro vagoncino, facendo partire il Fermano come zona di proposte
turistiche appetibili e apprezzabili. La materia prima, del resto, c’è. Non
solo a Fermo troviamo vestigia e testimonianze culturali di alto livello, tutto
il Fermano ne è pieno. Sfruttando questo patrimonio si crea ricchezza. Ma
bisogna usare il buon senso, come ha fatto Calcinaro. Purtroppo non tutti ne
sono capaci.
Luca
Craia
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