Oltre un
mese fa, in maniera del tutto imprevista, giunse la notizia della formazione a
Montegranaro di un comitato per il no al referendum costituzionale. La notizia
mi lasciò stupito, in quanto credo di essere abbastanza sensibile ai movimenti
politici nostrani, e non mi aspettavo che, senza che vi fosse stato alcuna
azione nella ricerca di coinvolgimenti tra forze politiche e sociali,
nascesse un comitato referendario. Certo, la sua costituzione andrebbe salutata come fatto
positivo perché credo sia indispensabile cercare di contrastare in tutti i modi
possibili lo strapotere mediatico del Governo. Normalmente, però, un comitato
di questo genere vede il coinvolgimento di tutte le forze in campo; ci sono
consultazioni, incontri, discorsi preliminari. In questo caso, invece, se lo
sono fatto in casa.
E a farselo,
guarda guarda, ci sono vecchie conoscenze della politica. Mi riferisco, in
particolare, a Demis Ranalli, Niccolò Venanzi e nientepopodimeno che il
logorroico Jonata Pagliaricci, detentore del record assoluto e imbattuto di
aver pronunciato meno parole in Consiglio Comunale. Si tratta di tre dei quattro
“traditori” che fecero cadere la giunta Gismondi, (Gianni Basso lo colloco a
parte, ne riparleremo) quelli che, col loro gesto, propiziarono il
commissariamento del Comune di Montegranaro e la successiva vittoria dello
schieramento che governa oggi. Col senno di poi, i migliori amici della
Mancini, quindi del PD.
Ora, se
questi sono amici del PD, possono votare e far votare no al referendum?
Qualcuno potrebbe dire che possono, che ognuno pensa con la propria testa nella
singola decisione. Certo, ma questi tre non ragionarono con la loro testa
allora e temo non lo stiano facendo neanche ora.
Non sappiamo
la data certa in cui voteremo la riforma costituzionale che, qualora vincesse
il sì, condannerebbe l’Italia alla fine della democrazia e a diventare una
colonia straniera preda dei peggiori lestofanti economici e politici del globo.
Sappiamo però che non manca molto. Un comitato, soprattutto nel nostro caso in
cui si lotta contro tutto il sistema mediatico ufficiale (e non) d’Italia,
dovrebbe prendere immediate iniziative per promuovere il proprio punto di
vista. Invece, dopo un mese e mezzo e l’unica comparsata sui giornali per
annunciarne la nascita, il comitatino montegranarese non dà segni di vita.
Come diceva
il buon Andreotti, che di certi giochetti era maestro, a pensar male si fa
peccato ma di solito ci si azzecca. Ora, io non voglio sopravvalutare le
capacità strategiche di questi tre elementi, ma potrebbe esserci qualcuno che
manovra dietro, così come c’era all’epoca della sfiducia a Gismondi. E sento
puzza di giochetto democristiano: fondiamo il comitato, così gli altri non lo
fanno, e lo lasciamo lì, a sonnecchiare. Diventa un comitato per il sì
travestito da comitato per il no. Fantapolitica? Forse, ma non c’è più da
stupirsi di nulla. Con certi personaggi specialmente.
Luca
Craia
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