Mi sarei
aspettato di più, molto di più dalla festa patronale di Montegranaro di quest’anno.
È arrivato a casa il solito programma, ho versato il mio solito piccolo obolo,
e quando ho aperto l’opuscolo mi sono reso conto che ci sono cose davvero
immobili: se nell’universo tutto ruota intorno a qualcosa, viene da pensare che
ruoti intorno al Comitato Festeggiamenti di San Serafino, perché questo non si
muove da decenni. Eppure ci sono stati innesti giovani, dovrebbe scaturire
qualche idea nuova. Niente: c’è il cantante del sabato, ci sono le biciclette,
le bancarelle, il “grandioso spettacolo pirotecnico”, persino Miss Mamma. Non c’è
un evento collaterale, un’iniziativa un tantino più elevata culturalmente, non
ci sono eventi che attirino giovani. È una festa vecchia, ferma ai canoni di
cinquant’anni fa.
Quello che
più mi rattrista, però, è che non c’è il loghetto delle donazioni per la
ricostruzione post-terremoto, non per il loghetto, beninteso, per le donazioni.
Si era vociferato della possibilità di tagliare qualche spesa superflua, come i
fuochi artificiali, che potevano essere ridotti, per donare la somma
risparmiata, ma niente, nemmeno un’iniziativa che possa raccogliere fondi.
Eppure di soldi ne arrivano tanti o, quantomeno, immaginiamo sia così, e
immaginiamo che tanti ne siano arrivati nel passato. Non possiamo saperlo con
certezza perché non è mai stato pubblicato un bilancio o un resoconto del
movimento economico legato alla festa, ma è facile supporre che ci sia e che
sia cospicuo. Sarebbe stato lecito aspettarsi qualcosa di più, ma niente.
Peccato, sarà per l’anno prossimo.
Luca
Craia
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