Nato
il 4 ottobre 1922, nel maggio del 1942 era partito per Roma dove aveva preso
servizio presso la caserma Macao del III Genova Cavalleria Dragoni.
Trasferito
in Piemonte a Cuneo e a Carù, fu mandato poi in Francia, prima a Nizza e a Cape
d’Antibes e infine a Mentone. Subito dopo l’armistizio, con il commilitone e
compaesano Graziano Medori, riuscì a raggiungere Milano. Soccorsi entrambi e
ospitati da una famiglia milanese che aveva perso un figlio in guerra, furono
aiutati a disfarsi della divisa, rivestiti con abiti civili e fu regalata loro
anche una bicicletta per affrontare, con un minimo di sollievo, il lungo
viaggio di ritorno. Purtroppo, però, dovendo passare per strade secondarie,
accidentate, tra campi e viottoli, la bicicletta si ruppe quasi subito e
dovettero proseguire a piedi. Arrivarono in paese dopo 35 giorni di cammino, il
12 ottobre, festa di San Serafino, santo paesano, rischiando più volte di
essere presi.
Per
prudenza, non conoscendo la situazione, si diressero nella casa di Graziano
Medori, che abitava in campagna.
Un
fratello di Graziano, più tardi, riaccompagnò Enzo a casa sua, dove finalmente,
alle tre di notte, potè riabbracciare la madre, il padre e la sorella Ivana.
Magro,
coi capelli resi chiarissimi dalla lunga esposizione alle intemperie la madre,
quasi incredula, volle accertarsi che quello era proprio il figlio, facendosi
mostrare una piccola voglia che aveva all’interno di una gamba.
Nonostante
i continui manifesti che intimavano ai giovani di presentarsi per
l’arruolamento nell’esercito fascista repubblicano, Enzo rimase nascosto per
qualche mese in casa. Un giorno giunsero in paese alcune camionette piene di
repubblichini, alla ricerca di alcuni prigionieri inglesi fuggiti dal campo di
concentramento di Fermo e qualcuno avvertì il comandante che c’erano in paese anche
alcuni giovani nascosti per non arruolarsi. Enzo, Ninì Petrini e Serafino Conti
scapparono insieme verso la campagna, nella speranza di raggiungere il fiume
Ete, dove era più facile trovare nascondigli. Mentre attraversavano di corsa un
tratto di strada scoperta furono raggiunti da alcune raffiche di mitra. Enzo
Bassi fu colpito a morte, Ninì Petrini fu preso prigioniero e solo Serafino
Conti riuscì a sfuggire alla cattura.
Era
il 14 marzo 1944.
Tutto
il paese prese parte al funerale di Enzo e alla sua memoria la cittadinanza
dedicò una via.
da “La fine del tempo delle favole” di
Stella Franceschetti – collana I quaderni di Stelletta
Nessun commento:
Posta un commento